Ricordate gli anni Cinquanta, quando la verginità era considerata un grande valore e ci si teneva a debita distanza fino al fatidico “sì”? Sostituendo uomini e donne di allora con i single penalizzati da un inibente e paralizzante distanziamento sociale e il matrimonio con l’agognato vaccino, è facile farsi un quadro di come il coronavirus stia riservando ai rapporti sentimental-sessuali dinamiche da antiche e romantiche commedie alla Doris Day: corteggiamenti, schermaglie amorose, lunghi dialoghi a debita distanza dal pernicioso droplet ,niente baci e quindi poco sesso, se non quello virtuale.
Se perfino una App da acchiappo dichiarato, il Tinder del “match, chat, date” (incrocia una compatibilità, chiacchiera, incontra) durante il lockdown ha tenuto lontano dagli incontri e coccolato i suoi iscritti con uno slogan da romanzetto Harmony come “Le cose belle accadono a chi sa aspettare” concedendo gratis il “passport” cioè la modalità di chattare in tutto il mondo senza poter raggiungere il potenziale partner ma trasformandolo nell’amico di penna di una volta, si capisce il salto temporale a ritroso.
Non è un caso che, sempre secondo i dati Tinder (scesa comunque nella classifica dei download perché evidentemente sono tanti quelli che ritengono inutile chiacchierare se non si può quagliare) le conversazioni degli iscritti siano cresciute in tutto il mondo, con uno dei dati più alti proprio in Italia , + 29 per cento. Nella fase 1, insomma, c’è stato più tempo per la semina in attesa della fase 2 , con un’impennata, un po’ in tutte le chat, dello “slow dating” (l'incontro rinviato a favore di un corteggiamento lento) e perfino dello “zombing”, cioè il palesamento degli ex, che evidentemente si sentono più sicuri, dal punto di vista del potenziale contagio, di qualcuno con cui ci si è già esplorati. Una discreta diffidenza verso i nuovi amori in effetti c’è visto che già inizio marzo soltanto il 45 per cento degli italiani ha dichiarato ad OkCupid che avrebbe continuato a uscire con partner conosciuti online.
Ma adesso che siamo arrivati a un allentamento del lockdown con il semaforo verde per gli affetti stabili che probabilmente darà il via anche alla discesa in campo dei single italici che l’affetto stabile non ce l’hanno ancora ma con sprezzo del pericolo lo cercano, come la metteranno con la questione del metro e mezzo di distanza da una parte e discoteche, aperitivi, feste, le location del rimorchio insomma, ancora chiuse dall’altra? Si finirà per pretendere tamponi e analisi sierologiche di chi ci attrae? Analizzando sesso e amore ai tempi delle mascherine, lo psichiatra e sessuologo Marco Rossi, descrive all’Agi una condizione che disorienta e spaventa i single, destinati a impegnarsi in un cambiamento radicale dell’approccio sentimentale.
Negli anni Cinquanta c’erano almeno la mano nella mano e gli abbracci prematrimoniali, il coronavirus ha imposto distanze e mascherine…
“Il coronavirus impone un cambiamento totale del gioco seduttivo, e non sarà facile perché non siamo abituati. Innanzitutto non ci sarà più la possibilità di annusare i potenziali partner”.
Che cosa intende per annusare?
“Eravamo abituati ad avvicinarci e soprattutto ad annusare metaforicamente l’altro attraverso la mimica facciale, in primis attraverso il sorriso, il primo segnale. Adesso, con le mascherine, ci si dovrà abituare ad affinare altre percezioni.
Quali?
“Ci annuseremo attraverso il sorriso degli occhi, l’unica parte del nostro volto che resterà visibile in mezzo alla gente, e ci annuseremo molto anche attraverso le parole”.
Dialogheremo di più?
“Sì e anche meglio: si sarà portati a prestare davvero attenzione a quello che dice l’altro, si svilupperà una nuova sensibilità e questo non è certo uno svantaggio”.
Considerando che discoteche, apericene, feste e luoghi vari deputati alla socializzazione sono rinviate a data da destinarsi, dove si conosceranno i potenziali partner, seppur a debita distanza?
“Le occasioni in effetti saranno ancora poche, per questo noi sessuologi che prima del coronavirus consideravamo gli incontri virtuali incomparabili rispetto a una reale vita sessuale e affettiva, oggi li consigliamo perché le app sono diventate luoghi di incontro necessari”.
Chissà quando ci si potrà baciare senza aver paura, il coronavirus è il nuovo Aids?
“Il bacio, primo, decisivo e simbolico passo nel contatto intimo è davvero off limits e credo che il coronavirus dal punto di vista del contagio sia peggio dell’Aids dal quale si sa come difendersi. Il problema con il Covid-19 è che ancora non tutto è chiaro: non é stato dimostrato che i liquidi biologici umani, come ad esempio lo sperma o la lubrificazione, siano dei vettori attraverso i quali trasmettere il batterio, ma è sicuramente vero e comprovato che tutto quello che concerne il contatto fisico deve essere evitato: baci, abbracci e anche la semplice stretta di mano che tradizionalmente dà il via a nuove conoscenze e rapporti”.
Quanto stanno soffrendo i suoi pazienti single?
“Sto notando che si stanno armando di una grande pazienza. Probabilmente la consapevolezza dell'assenza di possibilità influisce anche sul desiderio”.
Nessuna fuga erotica durante il lockdown?
“Tra i pochi che hanno trasgredito ci sono quelli che avevano iniziato delle relazioni proprio alla vigilia del lockdown e quelli che avevano avuto degli screzi e volevano chiarirli”.
Il tempo delle vite dei single dominato dal coronavirus sarà sentimentalmente e sessualmente perso, o citando Rahm Emmanuel, il capo staff dell’ex presidente Usa Obana “non bisognerebbe mai sprecare una crisi”?
“ Definirei questo periodo un tempo di attesa e di semina. Servirà a conoscere meglio noi stessi e gli altri prima di lanciarci in una relazione”.
Quando tutto sarà finito il trauma resterà, sarà più complicato abbracciare o baciare?
“All’inizio sarà difficile, con il ricordo di una paura così forte sarà difficile smettere di vedere l’altro come veicolo d’infezione. Poi ci getteremo tutto alle spalle, un po’ come è stato con l’Aids. Il rischio è di prendere un po’ tutto sottogamba, io spero che si continui a restare un po’ guardinghi dal punto di vista sessuale, perché anche prima del coronavirus, il rischio di infezioni è stato sempre alto”.