"Abbiamo già quadruplicato la nostra capacità produttiva e pensiamo che entro i prossimi 4 mesi saremo in grado di decuplicarla. E penso che come noi, altrettanto stanno facendo gli altri soggetti che saranno chiamati a partecipare. Abbiamo già prodotto qualche migliaio di dosi, il primo lotto è stato già inviato e stiamo per mandare il lotto successivo per poter così effettuare altri test sull'uomo che sono cominciati da appena 4 giorni e aspettiamo un responso per fine settembre". Lo ha detto in una intervista all'AGI Pietro di Lorenzo, amministratore delegato e presidente dell'IRBM, la società con sede a Pomezia che sta sviluppando, attraverso una sua controllata Advent, le prime dosi di vaccino messo a punto dallo Jenner Institute (dell'Università inglese di Oxford) necessarie per la sperimentazione.
"Non possiamo che congratularci con la Oxford University e lo Jenner Institute - ha aggiunto - per l'accordo raggiunto con la multinazionale Astra Zenecaal fine di imporre un'accelerazione ulteriore alla finalizzazione del candidato vaccino ChAdOx1 nCoV-19 . Con questo accordo - ha continuato Di Lorenzo - Astra Zenecaprende il controllo di tutta la produzione e commercializzazione a livello mondiale. Noi continuiamo nei nostri laboratori a mettere a punto e a produrre ulteriormente il vaccino e stiamo per mandare qualche altro migliaio di dosi ad Oxford per la sperimentazione clinica in corso e continuiamo a produrre".
La partnership con Astra Zenecaprevede di adottare un modello not for profit per la durata della pandemia. L'accordo prevede dunque che se il candidato vaccino attualmente in fase di sperimentazione riuscirà a dimostrarsi sicuro ed efficace e ad ottenere il via libera da parte delle autorità internazionali di controllo, allora la multinazionale Astra Zenecasi occuperà di avviare la produzione per fare in modo che il farmaco raggiunga il più ampio numero di persone e di Paesi possibile.
In questa fase è difficile capire se la società italiana possa continuare ad avere un ruolo. "È una cosa un po' complessa. Fin dall'inizio - ha detto Di Lorenzo - non abbiamo chiesto di valorizzare la nostra expertise specifica relativa al vettore adenovirale in tema di proprietà intellettuale, perché sapevamo già quale sarebbe stato l'orientamento della Oxford University che, nel caso in cui il candidato vaccino fosse diventato un vaccino, fosse cioè arrivato alla conclusione positiva della sperimentazione, l'operazione sarebbe stata data al mercato in modalità not for profit. Cosa che è stata ufficializzata adesso con questo accordo con Astra Zeneca. Finché ci sarà la pandemia, il vaccino verrà prodotto e venduto senza fine di lucro, quindi senza alcuna valorizzazione della proprietà intellettuale".
"Per quanto ci riguarda - ha ribadito l'amministratore delegato di IRBM - abbiamo già rinnovato sia ai partner del progetto che al governo italiano l'impegno di continuare a mettere la propria expertise specifica e la propria capacità produttiva a disposizione del programma per supportare le successive fasi di sviluppo, validazione e produzione del vaccino".
È presto invece cominciare a fare ipotesi sulle modalità con le quali verrà distribuito il vaccino: "Stiamo parlando di otto miliardi di persone - ha aggiunto ancora di Lorenzo - per cui mi sembra prematuro adesso ipotizzare come verrà distribuito il vaccino, a chi verrà distribuito, in che misura e in che tempi. Sono tutte questioni sulle quali Astra Zenecaavrà il compito di decidere. Naturalmente - ha aggiunto - noi ci adegueremo alle decisioni che verranno prese al riguardo".
D'altra parte la società italiana che sta ora producendo il vaccino non sarebbe stata in grado di produrlo e distribuirlo scala globale: "No, senza mezzi termini - ha chiarito Di Lorenzo - L'accordo con AstraZeneca è indispensabile. Sarebbe stata una follia pensare di poter gestire questa cosa a una dimensione di una realtà come Advent o come la sola Università di Oxford. Per fare queste cose c'è bisogno di una struttura multinazionale".