L'Agenzia di tutela della salute (Ats) di Bergamo, ha commissionato una consulenza legale per accertare se ci siano state 'responsabilità' da parte dei medici di base nella gestione dell'emergenza "con particolare riferimento alla disponibilità e utilizzo dei dispositivi di protezione individuale", ma anche su come è stata gestita l'emergenza sanitaria nell'ospedale di Alzano Lombardo e nelle Rsa.
Una decisione che ha provocato l'immediata reazione della Federazione dei medici di medicina generale, la Fimmg bergamaca che in un nota congiunta con il sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (Snami) esprime la propria posizione e sottolinea tra l'altro, il 'prezzo' dell'iniziativa: la consulenza costerà ai lombardi oltre 15 mila euro.
"Noi non siamo avvocati, ma semplici medici di famiglia e quindi non siamo in grado di valutare le responsabilità civili, amministrative ed anche penali; siamo comunque certi di non aver arrecato alcun danno all'Agenzia di Tutela della Salute, ma non siamo così altrettanto sicuri del contrario" si legge nella nota firmata da Mirko Tassinari della Fimmg Bergamo e da Marco Agazzi dello Snami Bergamo.
"L'Ats di Bergamo, che vuole avere 'un quadro completo rispetto a tutti i soggetti coinvolti', ha dato mandato all’avvocato Angelo Capelli - si legge - di valutare, tra gli altri il ruolo dei medici di base con un occhio sui dpi, con una delibera che ha per finalità il 'verificare la fondatezza di eventuali responsabilità specie di natura civile e amministrativa, ipotizzabili a loro carico e a danno dell’Agenzia'".
Nella nota la Fimmg bergamasca fa notare che "questa consulenza legale (per verificare anche i danni subiti da ATS) costerà ai cittadini lombardi 15.758 euro".
"Di certo avremmo preferito che questa cifra venisse spesa per dei servizi a favore degli stessi contribuenti, come consulenze scientifiche onde evitare errori nella programmazione della fase 2 o, più semplicemente, qualche tampone in più" si legge nel comunicato congiunto. E soprattutto "Se si desiderava sapere 'il ruolo dei medici di base anche qui con un occhio sui dpi' bastava chiederlo ad ognuno dei 700 medici di famiglia della nostra provincia: 150 di noi si sono ammalati di coronavirus e purtroppo 6 di noi sono morti, morti per aver fatto il loro lavoro, senza tirarsi indietro, nella miseria di dispositivi di protezione individuale ricevuti, spesso troppo tardi".
Proprio i dispositivi sono stati al centro delle polemiche, in particolare, nel primo mese di pandemia.
"Li avremmo acquistati volentieri anche da soli - scrivono la Fimmg e Snami di Bergamo -, se non ci fosse stato impedito perché sequestrati. L’Ordine dei Medici ed i Sindacati medici hanno fatto pervenire ad Ats numerose donazioni di Dpi ricevute (al fine di garantirne un’omogenea distribuzione ai medici), ma di queste donazioni non abbiamo ancora avuto un resoconto se effettivamente siano state destinate ai medici di famiglia o ad altri".