Il Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha detto che approfondirà alcune questioni sull’app 'Immuni’, "sia per gli aspetti di architettura societaria sia per quanto riguarda le forme scelte dal commissario Arcuri per l'affidamento e la conseguente gestione dell'applicazione". Lo ha reso noto lo stesso presidente del Comitato, Raffaele Volpi. "Non esclusa" l'audizione dello stesso Arcuri, "ritenendo - spiega Volpi - che si tratti di materia afferente alla sicurezza nazionale".
Di Immuni, l’app scelta dal governo per aiutare il contenimento dei contagi nella Fase due, si sa ancora poco. Qualcosa è trapelato sulle sue specifiche tecniche, come l’utilizzo della tecnologia Bluetooth per il tracciamento dei contatti avuti tra i dispositivi, e la possibilità data agli utenti che decidono di utilizzarla di condividere o meno i loro dati in caso di contagio. Ma dopo la scelta del commissario Domenico Arcuri non sono emersi dettagli, e la società che l'ha progettata, Bending Spoons, all'AGI ha fatto sapere che al momento non può rilasciare interviste.
Tra i primi a chiedere chiarimenti sull’app sono stati i deputati della Lega. Alessandro Morelli, deputato e presidente della commissione Tlc alla Camera, ha denunciato che non ci sarebbe “alcuna garanzia per la privacy degli italiani e sulla sicurezza dei server”, ricordando che il garante della privacy, Antonello Soro, ha detto di “non essere stato coinvolto nella valutazione dell’applicazione”. Il M5s invece ritiene sia uno strumento “fondamentale per tenere sotto controlla la diffusione del coronavirus”, anche se ieri, in una nota congiunta col Pd, hanno sostenuto la necessità di coinvolgere il Copasir perché di fatto si tratta “di una questione di sicurezza nazionale”.
Immuni è stata scelta tra oltre 300 proposte arrivate al ministero dell’Innovazione. Sarà progettata da Bending Spoons e Centro medico Santagostino e, da quanto si è appreso, si compone di due parti: un registro sullo stato di salute della persona e della sua eventuale sintomatologia se affetto da coronavirus e un tracciamento dei contatti che consentirà al software di riconoscere e tenere memoria dei dispositivi con cui lo smartphone del paziente è entrato in contatto. Nessuno dei dati raccolti dovrebbe essere letto e diffuso prima che il paziente, se affetto da Covid-19, abbia deciso di dare il consenso al loro utilizzo.