D’estate le sue vasche dove nuotano varietà variopinte dei pesci del Mediterraneo e degli oceani richiamano anche turisti stranieri. Ora, però, l’acquario di Cala Gonone (Dorgali), in provincia di Nuoro, sulla costa orientale della Sardegna, deve aspettare che le limitazioni per il coronavirus si allentino prima di riaprire al pubblico i suoi tesori. Il direttore Flavio Gagliardi, romano, da anni responsabile della struttura con la società Panaque Srl, assicura: "Noi saremmo pronti anche a riaprire domani, se l’emergenza finisse".
"È chiaro che seguiamo alla lettera le prescrizioni del governo sull’epidemia sanitaria e attendiamo", precisa Gagliardi. "La speranza è di salvare almeno una parte della stagione, da luglio in poi". Si è già pensato alle modalità per stare comunque in linea con le prescrizioni per evitare gli assembramenti e il rischio di contagi: scaglionare gli ingressi, predisporre una app che informi il visitatore quando non c’è fila e fornire guanti e mascherina per un giro tra le vasche in sicurezza.
Senza pubblico, l’acquario di Cala Gonone comunque continua la sua vita. Dei sette dipendenti a tempo pieno, i biologi e manutentori garantiscono la normale vita dei pesci: l’alimentazione e il filtraggio delle vasche, necessario per conservare condizioni idonee alla salute delle specie presenti. "Non è pensabile che si chiuda e si abbandoni tutto, in attesa della ripresa", spiega il direttore. "Su ogni pesce che entra nell’acquario s’investe tutti i giorni e sono monitorati ogni momento".
Le vasche ospitano la colonia dei pesci del Mediterraneo, dalle ricciole alle cernie, e poi quella delle specie tropicali, a iniziare dai temibili pesci piranha. L’acquario accoglie anche una tartaruga cieca, uno storione e un’anguilla, frutto di sequestri del corpo forestale, affidati alla struttura di Cala Gonone come luogo di protezione contro l’abuso dell’uomo. Tutto questo dal 2010, quando il museo marino è nato, su un progetto del comune di Dorgali, di cui Cala Gonone è la frazione sul litorale, tra i monti e il golfo di Orosei, nella provincia di Nuoro.
L’ente locale l’ha anche gestito per due anni, prima di passare il testimone all’associazione d’imprese costituita dalla Costa di Genova e dalla Panaque, che poi ne ha rilevato l’intera attività. La novità è stata gradita da indigeni e turisti, almeno a giudicare dalle 50 mila presenze annuali, pari a quelle registrate all’ingresso delle vicine grotte del Bue Marino, dove sino all’inizio della seconda metà del ‘900 si poteva incrociare la foca monaca.
L’emergenza sanitaria quest’anno ha interrotto il flusso. "Già da aprile", riferisce Gagliardi, riassumendo l'andamento degli anni scorsi, "avevamo molti visitatori stranieri, dai francesi, ai tedeschi, dagli americani ai polacchi, che nelle ultime stagioni hanno superato i nazionali. Poi a maggio le visite delle scolaresche dall’intera isola". La perdita stimata finora è di 160 mila euro.
L'acquario è corso ai ripari col collocamento di una parte del personale in cassa integrazione, mentre un’altra parte, quella con le professionalità specifiche, si alterna tra il lavoro a bordo vasca e la Cig. Serviranno anche altri incentivi e supporti. Gagliardi lo conferma: "Sì, proprio per questo sarà importante vedere anche le risultanze del distretto culturale del Nuorese, di cui facciamo parte e che si riunirà nei prossimi giorni, per affrontare difficoltà e modi di ripresa. Tutti insieme costituiamo un circuito senza il quale fare turismo sarebbe più complicato, nonostante la bellezza del mare".
In attesa di ripartire, dalle sale dell’acquario vanno on line le immagini sui social della vita quotidianità dei pesci, con particolare attenzione per i nuovi nati. Se a luglio si riapriranno le porte, ci sarà anche la novità della tartaruga alligatore, animale di indole non pacifica: "Sarà la rarità di quest’anno", preannuncia il direttore, "perché un acquario è chiamato a rinnovarsi, anche con qualche 'effetto speciale'.