Ad oggi sono 105 i sacerdoti morti a causa del coronavirus. I loro profili, e le loro storie, sono raccolti in un articolo in continuo aggiornamento, pubblicato da Avvenire, sulla linea di quello fatto dall'Ordine dei medici per raccontare dottori e infermieri deceduti durante lo svolgimento del loro lavoro. Solo nel Bergamasco, in particolare, sono 25 i preti e 13 i religiosi che hanno perso la vita dopo esser stati contagiati e ricoverati nelle strutture ospedaliere. "Io credo che per noi sacerdoti la grande gioia sia quella di rimanere nella memoria del popolo di Dio. Sono tante le storie che sto raccogliendo dalle persone che vivono o hanno vissuto a contatto con i preti bergamaschi", racconta Padre Mauro Leonardi, che è anche scrittore e giornalista, contattato dall'Agi per capire l'importanza di dare un nome e un volto a chi non c'è più.
"La storia più nota è quella di Don Giuseppe Berardelli, 72 enne di Casnigo, morto rinunciando all'ossigeno e facendo intubare persone più giovani di lui". Ma anche "Don Fausto Resmini, di Bergamo, sacerdote che andava spesso nelle carceri e da 25 anni, con un camper fuori dalla Stazione, assisteva drogati e bisognosi, distribuendo siringhe o piatti caldi. L'immagine della sua bara fuori da questo camper, senza nessuno intorno, ha colpito davvero tutti. Credo, però, che alla lunga quello che conta per noi sacerdoti sia restare dentro al cuore del popolo di Dio".
"Una presenza vera nell'immaginario collettivo"
Secondo l'articolo di Avvenire i preti vittime del Covid-19 avevano in comune 5 caratteristiche: popolarità, capillarità, fedeltà al luogo, umiltà e preziosità. "Sono elementi fondamentali. Don Berardelli girava con una lambretta rossa. E sono particolari come questi a far capire quanto questi fratelli siano stati importanti per i luoghi dove hanno operato. Nell'immaginario collettivo erano una presenza vera. In questo discorso credo esca fuori l'importanza dell'elemento della parrocchia e del legame con il territorio. Il sacerdote di una parrocchia non sceglie le proprie pecore, il proprio popolo, ma segue le persone che ci vivono, chiunque esse siano. I parroci in questione si sono ammalati proprio perché stavano in mezzo alla loro gente".
Fondamentale il concetto di popolarità, quindi, "che non significa avere tanti like ma il venire riconosciuti come persone normali, legati alla zona. Persone distinguibili grazie alle loro peculiarità. Come la lambretta rossa".
Quando la messa è in streaming
Padre Mauro Leonardi è volontario a Rebibbia (servizio attualmente sospeso per i problemi legati all'emergenza Coronavirus) e da sempre raccoglie fondi in denaro destinati ai detenuti e al loro recupero: "La cifra che ho raccolto con un'iniziativa durante il mio compleanno è stata molto generosa. C'è anche chi, volendo a tutti costi contribuire, ha messo pochi euro. Una cosa davvero importante". Inoltre è molto attivo sui social e sul web e per questo può raccontare in che modo molti preti hanno dovuto cambiare il loro modo di stare vicini ai fedeli, usando strumenti digitali.
"Ho visto tantissimi fratelli sacerdoti mettere da parte i loro pregiudizi nei confronti di YouTube e dei social. Ci sono tante messe in streaming, rosari, benedizioni. Segnalo l'esempio di Don Alberto Ravagnani, l'unico esempio per me di youtuber-prete. E molto giovane, vive a Bursto Arstizio non lontano da Milano, e ha sdoganato un linguaggio che permette di stare accanto alla gente e ai giovani in tempo di quarantena. Tutti dovremo imparare da lui per stare più vicini" ai fedeli.
La carità eroica
Anche Papa Francesco ha sposato questa emergenza: "Sì, ad esempio ha reso disponibile in streaming, per chiunque lo desideri, ai tempi del coronavirus, la messa di Santa Marta. L'omelia solitamente veniva fornita dopo 12 ore ed era soltanto una sintesi. Rendere disponibile la dietta è un gesto molto importante. In questo modo le persone lo sentono ancora più vicino e hanno molte informazioni in più".
L'articolo di Avvenire, infine accompagna l'elenco dei preti deceduti per Covid-19 insieme a un hashtag, #pretipersempre. "Il Papa ha inventato da qualche anno un nuovo modo di canonizzare. Oltre alle virtù eroiche e al martirio c'è anche quello delle carità eroica. Ovvero il compiere gesti d'amore e generosità che potrebbero portare anche alla morte. Il prete per sempre, come lo intendo io, è quello che ripete questi gesti ogni giorno. La quotidianità diventa cosi' eternità".