Dalla Sofidel, azienda che produce i Rotoloni Regina, marchio leader nel settore soprattutto della carta igienica, la prima fase di donazioni in occasione dell’emergenza sanitaria in atto è partita dalla rete qualche giorno fa, invitando a caricare sul proprio sito i video di utenti che palleggiavano con i rotoli di carta igienica, i tre vincitori della challenge avrebbero potuto indicare il nome di tre ospedali ai quali l’azienda avrebbe donato 10mila euro.
Oggi si è passati alla seconda fase: ben 16 camion di prodotti di carta per uso igienico e domestico, pari a 1 milione e 680mila rotoli di carta igienica, regalati alla Caritas, uno per ogni delegazione del paese. “Ci sembrava la cosa giusta da fare in questo periodo” dice Luigi Lazzareschi, amministratore delegato Sofidel, raggiunto al telefono.
Ma perché il vostro prodotto è preso d’assalto come un bene primario?
“Perché è difficile farne a meno. È un prodotto che non ha una data di scadenza, è un prodotto che, secondo me, dà sicurezza; ‘me lo metto in casa e sono sicuro di stare tranquillo’. Devo dire che in Italia c’è stato un pochino di accaparramento a cavallo delle due settimane centrali di marzo, la seconda settimana come clou, ma è terminato in tempi relativamente corti perché l’Italia più o meno produce oltre il 50%, forse anche il 60%, in più rispetto a quanti sono i consumi. In Italia ci sono state crisi, nel senso che il prodotto si è trovato con difficoltà, per pochi giorni, ma visto che la nostra capacità produttiva è molto elevata e i produttori sono tanti, queste deficienze sono state colmate in tempi relativamente brevi. Il consumatore, una volta visto che il prodotto si trovava con tranquillità nello scaffale e non spariva più, ha cominciato a comprare in maniera più o meno normale; anche se ci sono degli up e down, la situazione è normale”.
Questo per quanto riguarda l’Italia, all’estero invece?
“Negli altri paesi, specie quelli che hanno una capacità produttiva inferiore rispetto ai consumi, quindi quei paesi che importano prodotti da paesi come il nostro, per esempio l’Inghilterra, che è un grande paese importatore, lì la mancanza di carta negli scaffali è durata parecchio, molto più sicuramente che in Italia, lì la gente ha fatto incetta; e più facevano incetta e più mancava e più mancava e più la gente entrava in paranoia. Io credo che la situazione sia abbastanza rientrata in questi paesi; sicuramente gli acquisti, che chiaramente sono diversi dai consumi, sono relativamente sopra la media ma non ai livelli che c’erano in Inghilterra nella seconda/terza settimana di marzo”
Quindi non c’è seriamente il rischio che si rimanga senza?
“No, no. Anche perché c’è stato un travaso riguardo l’utilizzo. Mi spiego: i prodotti di casa si usano in tutti gli ambienti dove ci sono quattro mura, quindi si consuma carta a casa ma se ne consuma molta anche fuori casa; più o meno fuori casa, in tempi normali, dipende da paese a paese, tra un 30 e un 35%. Chiudendo bar, ristoranti, in aggiunta a grosse limitazioni sul traffico aereo, crociere, stazioni sciistiche, convegni, fiere, eventi…l’acquisto è calato notevolmente, quindi se io non sono a lavoro non consumo in ufficio, quindi qualcuno quella carta lì non la consumerà, ma probabilmente ne consumo di più a casa. Quindi c’è stato un travaso di quantità consumate in casa rispetto a quelle fuori casa”.
Quindi ci conferma che la situazione è tranquilla?
“Quando l’Italia produce più o meno un milione e 500 mila tonnellate e ne consuma circa 800 mila, non è possibile che manchi. Probabilmente le aziende italiane non avranno fatto in tempo a servire tutta la domanda dai paesi esteri, ma non c’è nemmeno il rischio, può essere un disagio momentaneo. Poi comprare il doppio non vuol dire consumarne il doppio. O il coronavirus da dei grossi problemi di diarrea, ma non mi risulta”.
La Sofitel ha studiato finora due fasi di aiuti: la prima indirizzata agli ospedali, la seconda, oggi, ai più bisognosi. Ne prevede altre?
“Si, ce ne sarà una terza. Ci occuperemo della ripartenza, come aziende tipo le nostre possono aiutare altre aziende a ripartire, perché secondo noi le aziende che sono state colpite meno dovrebbero contribuire ad aiutare quelle che sono state colpite di più”.