Con 3.757 casi totali dall'inizio dell'epidemia di coronavirus, il Lazio regge. E in particolare Roma. Come si spiega? Come è possibile che in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto ci siano state così tante persone contagiate in più?
Analizzando i dati forniti quotidianamente dalla Protezione Civile, è evidente la spaccatura tra nord e sud, con il Settentrione che fa la parte del leone. Certamente l'epidemia è scoppiata al nord, ma questo non è forse sufficiente a spiegare un tale divario.
Allora la risposta potrebbe trovarsi in più fattori: il primo, senza dubbio, la tempistica del lockdown, scattato il 12 marzo in tutta Italia. All'epoca, la Lombardia aveva già oltre 8.700 casi, il Lazio appena 200, e questo a detta degli esperti ha senz'altro favorito il contenimento dell'epidemia, pur in una regione che conta quasi sei milioni di abitanti, la seconda per popolosità dopo la stessa Lombardia.
Inoltre una buona parte dei romani, in particolare, ha forse dimostrato una maggiore prudenza rispetto ad altre regioni. Le strade sono praticamente deserte dal primo giorno di entrata in vigore del Dpcm che introduceva le misure restrittive, mentre a Milano ancora si vedeva gente accalcata nella metropolitana.
La terza ragione potrebbe essere, come ha spiegato l'assessore regionale, Alessio D'Amato, in una recente intervista al Corriere della Sera, che la Capitale ha avuto i primi due pazienti affetti da Covid-19 in Italia (la coppia cinese poi guarita) e questo "ci ha dato un vantaggio di 40 giorni sulle altre regioni". Insomma, "ci ha allertato e ci ha permesso di organizzarci e di non farci cogliere di sorpresa", ha detto D'Amato, spiegando che "su Roma abbiamo messo subito in atto una cintura di protezione, facendo scattare misure straordinarie".
Tra l'altro una grande maggioranza di casi nel Lazio ha riguardato delle strutture per anziani - case di riposo e Rsa - che sono state immediatamente isolate. Idem con due conventi di suore a Grottaferrata e sulla Casilina, anch'essi velocemente isolati.
La Regione ha poi creato delle zone rosse dove si stavano verificando dei focolai: Fondi, Nerola e Contigliano, dove il cluster è stata una casa di riposo in cui su 87 persone, 71 sono risultate positive. Roma citta', quindi, regge. Oggi i nuovi casi sono stati 45, esattamente come 24 ore prima. Due giorni fa erano stati 55. Per questo anche il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, ha sempre espresso un cauto ottimismo, parlando di numeri "che ci confortano"