“A Bergamo non c’è più la sanità pubblica”, dice il segretario dei medici di famiglia

Aleandro Biagianti/AGF - Coronavirus: un'infermiera di fronte a una tenda pre triage
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“So che i numeri ufficiali non sono credibili. Si fanno tamponi solo ai ricoverati, ma qui stimiamo 100 mila positivi non censiti su 1 milione di abitanti”. È quanto afferma Mirko Tassinari, segretario dei medici di famiglia in provincia di Bergamo, in un’intervista al quotidiano La Stampa nella quale tiene a sottolineare di essere “solo un medico di base e non un professorone”.

Secondo Tassinari i ricoveri calano “perché non c’è più posto in ospedale” e capita anche che “non si ricovera più nemmeno con 85 di saturazione”. Come a dire: siamo alla débacle della Sanità. Adesso, dice, “gestiamo a domicilio situazioni che due mesi fa avremmo ricoverato alla velocità della luce. Altrimenti non avremmo 1200 pazienti in ossigenoterapia domiciliare”. Quel che accade invece ora è che “gestiamo a domicilio situazioni che due mesi fa avremmo ricoverato alla velocità della luce. Altrimenti non avremmo 1200 pazienti in ossigenoterapia domiciliare”.

Secondo il segretario dei medici di famiglia, “per un mese tutti gli sforzi si sono concentrati sulla moltiplicazione dei posti ospedalieri in rianimazione” mentre “il territorio è stato trascurato” e “questo è il risultato”. Ma a casa “non c’è la stessa assistenza, né diagnostica né farmacologica” mentre in ospedale “hai più possibilità di cura”. Poi chiosa: “In questi giorni i medici di base lombardi ricevono 500 mila telefonate al giorno. Noi siamo la prima linea. Eppure ci hanno mandati incontro allo tsunami a mani nude”. Nel senso che “non sono stati fatti i tamponi al personale sanitario” e “molti di noi hanno l’impressione di aver contribuito alla diffusione del virus, da asintomatici”.

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