Nel tribunale di Milano prende fuoco quello che il presidente dell’ordine degli avvocati, Vinicio Nardo, definisce “il cuore pulsante dell’attività penale”, la cancelleria del settimo piano dove sono di casa i giudici per le indagini preliminari. Le fotografie degli uffici devastati e anneriti accrescono l’angoscia in un contesto dove la conta dei positivi al coronavirus annovera già sette magistrati e oltre una decina di altri lavoratori positivi. Le fiamme si propagano in modo lento poco prima delle 23 di ieri sera forse a causa di un cortocircuito ma le guardie se ne accorgono molto più tardi, intorno alle 5, quando dopo un vano tentativo di spegnerle, chiamano i vigili del fuoco.
“Propendiamo per un fatto accidentale, dovuto agli impianti elettrici vecchi e sovraccarichi - spiega il pm Alberto Nobili che guida gli accertamenti - al momento nulla fa pensare a un gesto doloso”.
L’intervento di 7 squadre dei vigili del fuoco riesce a sedare l’incendio in mattinata, ma per i pompieri il lavoro non è finito perché devono ‘salvare’ anche i fascicoli al sesto piano, allagato per l’abbondante utilizzo di acqua servita a mettere in sicurezza il settimo. Oltre al danno certo all’impianto elettrico e agli arredi, le prossime ore saranno importanti per capire se e cosa è andato perduto dell’attività giudiziaria. “A mio avviso è tutto recuperabile - spiega il gip Guido Salvini, che quel piano lo ‘abita’ da un paio di decenni - Quelli bruciati sono fascicoli in transito, attività recente. In particolare sentenze, decreti di condanna e anche di intercettazioni, atti in uscita dalla procura. Tutte carte che dovrebbero essere state digitalizzate”. “Per fortuna il digitale ci assiste - conferma Nardo - ma resta comunque un disastro e le copie originali sono andate perse”.
Una fonte della Procura invece parla “di ritardi di anni con la scannerizzazione”, il che potrebbe significare la perdita di qualche atto. Proprio l’emergenza coronavirus ha determinato un’improvvisa accelerata verso il digitale dopo che per anni questa strada è andata a rilento, facendo rimanere gran parte delle attività, soprattutto in ambito penale, legate alla carta. Per evitare ulteriori occasioni di contagio i vertici del tribunale e della procura hanno dato il via libera alle comunicazioni per via informatica.
Sullo sfondo dell’incendio, un altro tema antico, quello della sicurezza del palazzo di giustizia, esacerbato dall’incidente nell’ottobre del 2019 a un giovane avvocato, che ha perso l’uso delle gambe cadendo da un parapetto non a norma. Da anni, poi, i rappresentati sindacali fanno presente che, in particolare al settimo piano, mancano le più elementari condizioni per lavorare in serenità. Qualche mese fa, denunciano, era originato da una stanza un principio di incendio da una parete di cartongesso.