Con l'emergenza coronavirus cresce anche il rischio dell'adescamento dei minori online. A lanciare l'allarme e ad invitare i genitori a non lasciare i figli liberi di 'navigare' tutto il giorno in solitudine è la Polizia postale e delle comunicazioni che negli ultimi giorni ha registrato a livello di uffici territoriali un aumento delle persone denunciate per questo tipo di reati: 13 solo a marzo, da quando in pratica le misure di contenimento del contagio impongono agli italiani di restare in casa, con molto più tempo libero da passare anche in rete.
Come noto, i pedofili usano preferibilmente i social network per individuare i loro target, sfruttando l'attitudine dei più giovani a 'postare' larga parte della loro vita pubblica e privata e a fornire così inconsapevolmente tutta una serie di dati preziosi per il 'groomer', l'adescatore di turno.
"Le messaggistiche istantanee - spiegano gli investigatori - che hanno soppiantato quasi in toto l'uso degli sms e degli mms, hanno condotto gli abusanti online a scegliere sempre più spesso quale teatro dei tentativi di 'aggancio' di potenziali vittime servizi come Whatsapp, Snapchat, Telegram, privilegiando tra questi quelli che rendono tecnicamente più difficile l'identificazione degli utilizzatori".
Interesse prioritario dei groomer è quello di "costruire una relazione che induca il minore in uno stato di soggezione psicologica tale da condurre la vittima ad essere sempre più collaborativa e fiduciosa delle buone intenzioni dell'adulto, colludendo con le richieste di segretezza e preparando il terreno ad incontri reali".
Non è raro che le vittime vengano convinte a produrre immagini sessuali scattandosi foto intime o girando brevi filmati con i telefonini: materiale che può diventare fonte di profitto per l'adescatore, elemento di scambio e accredito in circuiti di pedofili o leva di minacce affinchè il minore accetti di compiere altre azioni compromettenti.
Dalle colonne del proprio sito, la Polizia postale ricorda che il reato di adescamento "può configurarsi quindi in tutti quei casi in cui un adulto usa la rete per intrattenere conversazioni con minorenni degli anni 16, con la finalità di preparare il terreno psicologico ed emotivo utile a vincere le resistenze del minore ad un abuso sessuale reale o tecnomediato".
Da qui una serie di consigli e di raccomandazioni rivolti ai genitori, a partire dalla necessità di "favorire una comunicazione aperta, spiegando ai ragazzi cosa vuol dire un utilizzo positivo e intelligente dei media digitali, prestando attenzione ai contenuti che vengono pubblicati, inviati o ricevuti e ricordando loro che è indispensabile proteggere se stessi e la propria famiglia".
Mamme e papà sono invitati anche a "monitorare il tempo che il proprio figlio spende su tablet, smartphone e pc, imparando per primi le tecnologie a disposizione per poterle comprendere per quanto è possibile, condividendo per quanto possibile le attività sui media device". Ma è altrettanto importante "limitare il tempo di utilizzo di smartphone, tablet e pc, stabilendo orari precisi di divieto per esempio durante i pasti, i compiti e le riunioni familiari".
Naturalmente, dare il buon esempio resta fondamentale: dovrebbero essere i genitori per primi a "limitare l'utilizzo dello smartphone quando si è in famiglia e durante i pasti" e a "scegliere sempre contenuti appropriati e linguaggi adeguati sui social network".