“Me lo stanno chiedendo in tanti, ma non devo farlo: se non si hanno sintomi, non serve”. Da quando il sindaco di Firenze Dario Nardella ha incontrato il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che ha annunciato di essere positivo al coronavirus, si è messo a casa in quarantena, e in un’intervista a Il Fatto Quotidiano dice di non aver fatto il tampone perché, come prescrive il protocollo, non ha alcun sintomo.
Ora lavora dalla sua abitazione “quando è venuta fuori l’emergenza – racconta – abbiamo predisposto da subito un piano di telelavoro: su 4.000 dipendenti possiamo disporre fino a un massimo di 1.000 postazioni”. Così gli hanno subito portato un pc, collegato alla rete del comune e cosicché “tutte le riunioni che avrei fatto a Palazzo Vecchio, le faccio da casa” non potendo partecipare di persona agli incontri, come ad esempio “quello a Bruxelles con i commissari europei, ma lavoro più ora di prima” assicura Nardella, anche perché “un sindaco non lavora timbrando il cartellino” dice.
Ora si collega in streaming e “il primo compito è stato quello di impegnarci a comunicare le prescrizioni del decreto del governo: prima la chiusura di musei, biblioteche e il contingentamento dei locali pubblici e poi la richiesta ai fiorentini di stare a casa per ridurre al massimo il contagio, soprattutto in una città come Firenze”.
Quanto alla sua città colpita nel ganglio più vitale, il turismo, il sindaco dice che “dopo questa crisi ci sarà bisogno di un piano Marshall per salvare l’Italia e tutti i Paesi europei”. ma una cosa vuole dire per affrontare questi giorni ed è che “non è con la paura che si sconfigge questo virus, ma con la responsabilità! E “ora più che mai il salvinismo urlante dei politici con la bava alla bocca non serve a niente”.