Sessanta medici di famiglia sono stati posti in quarantena dopo che è stato verificato il rapporto tra loro e un informatore scientifico residente in provincia di Cosenza, risultato positivo al coronavirus.
Lo rende noto il presidente dell’Ordine dei medici della città calabrese, Eugenio Corcioni, il quale, in un comunicato, sottolinea l’emergenza che deriva dalla misura, invitando “pubblicamente i cittadini tutti, oltre che ad attenersi alle disposizioni e ai consigli dati a livello nazionale, ad astenersi, anche, dal recarsi, salvo casi effettivamente urgenti e gravi, nelle strutture sanitarie e in particolare presso gli ambulatori medici, tanto dell’Azienda ospedaliera che dell’Azienda sanitaria di Cosenza”. Sono decine i pazienti privati del loro medico di base.
Corcioni aggiunge: “Di fronte ad una situazione che mostra sempre più evidente la sua gravità, con rischi di contagio che aumentano esponenzialmente, cui fa da contraltare la mancanza di direttive chiare da parte delle Autorità sanitarie che questa situazione dovrebbero gestire quale organismo pubblico sussidiario dello Stato, che ha la rappresentanza di quegli operatori che certo meglio di ogni altro conoscono l’effettività dei fatti, subendone in prima persona le conseguenze, per cercare di limitare i rischi di contagio – prosegue - riteniamo sia nostro preciso dovere invitare tutti al rispetto di queste indicazioni. In altre realtà ciò è già stato disposto formalmente”.
Il presidente dell’Ordine dei medici prosegue aggiungendo: “Nel formulare tale invito, che fa seguito ad altro, condivisibile, intervento sostitutivo del sindaco di Cosenza (che ha emanato un’apposita ordinanza per porre fine alla inaccettabile promiscuità tra i reparti di malattie infettive ed ematologia dell’ospedale dell’Annunziata), ci auguriamo che, nel frattempo, chi deve intervenire intervenga e si assuma le responsabilità che il ruolo rivestito gli impone, augurandoci di non dovere domani constatare, amaramente, che ve l’avevamo detto”.