Da Modena, a Pavia a San Vittore a Milano, da Reggio Emilia a Ferrara, fino ad arrivare all'Ucciardone di Palermo e a Foggia dove è caccia agli evasi. Dilaga la protesta nelle carceri italiane, sull'onda del timore per il contagio da coronavirus e per le restrizioni ai colloqui dovute all'emergenza, e sullo sfondo di sovraffollamento ormai difficile da contenere. Oltre una ventina di penitenziari sono diventati teatro di tafferugli, proteste e vere e proprie rivolte.
A San Vittore, è stata raggiunta la tregua dopo una lunghissima trattativa tra due pm e i detenuti che questa mattina aveva innescato la protesta, culminata sul tetto. Le urla "libertà" sono proseguite per ore dall'interno del carcere mentre all'esterno un gruppo di qualche decina di giovani antagonisti sono giunti a supporto della mobilitazione. Slogan come "tutti fuori dalle galere, dentro nessuno, solo macerie" e "libertà, libertà" hanno scandito la caldissima giornata. A fare loro da eco da dietro le sbarre le voci dei detenuti, mentre si rafforzava la presenza della polizia con scudi antisommossa.
A innescare la miccia sono stati i detenuti de 'La Nave' il reparto modello riservato a chi soffre di forme di dipendenza. Persone che hanno scelto di seguire la strade del recupero. Creato nel 2002 al quarto e ultimo piano del terzo raggio della casa di reclusione nel centro della città, prevede celle aperte 12 ore al giorno e la programmazione di attività psicoterapeutiche, lezioni sulla legalità, corsi di musica, teatro e attività sportive. Proprio da questa particolarità deriva il nome: una "Nave" per detenuti in transito verso una nuova vita. I detenuti hanno avuto accesso all'infermeria e hanno aperto armadietti e cassaforti: come è successo altrove il pericolo è che ingurgitino il metadone usato per placare la tossicodipendenza da eroina.
Intanto viale Papiniano e le altre strade che conducono al carcere di San Vittore sono state bloccate. I vigili hanno apposto un nastro per fermare l'accesso.
La situazione più grave è a Modena, sfociata ieri in una vera e propria rivolta dei detenuti, che ha causato 6 morti tra gli ospiti del penitenziario, tre all'interno delle mura del carcere in sommosa e tre durante i trasferimenti in altre carceri per riportare la situazione alla normalità, e che hanno riguardato 80 detenuti sul totale di 530.
Blindato il carcere Ucciardone di Palermo: tutte le vie di accesso chiuse al traffico e presidi di controllo della polizia di stato in via Enrico Albanese, in via Borrelli e via Delle Croci, il punto più vicino tra i "bracci" e le mura di recinzione. Ci sono state proteste all'interno del penitenziario, come avvenuto ieri sera al "Pagliarelli". Anche qui una protesta determinata dai timori di contagio da coronavirus e alle restrizioni ai colloqui con i familiari, necessarie per il contenimento del Covid-19. Diversi familiari, proprio in via Borrelli, hanno 'comunicato' urlando verso il carcere da cui provenivano urla dai detenuti. Nelle guardiole, sui bastioni, sono presenti agenti di polizia penitenziaria, che vigilano da dietro i vetri blindati dopo che alcuni detenuti avrebbero tentato di scavalcare una prima recinzione in ferro che precede le antiche mura di recinzione.
I detenuti del carcere di Augusta, invece, hanno protestato contro la misura colpendo le sbarre delle proprie celle. A renderlo noto il dirigente nazionale del Sinappe, un sindacato di polizia penitenziaria, Sebastiano Bongiovanni, per il quale, pero', la situazione è al momento sotto controllo. "E' accaduto nella serata di ieri - racconta il dirigente nazionale del Sinappe - quando i detenuti hanno fatto rumore colpendo le inferriate delle celle ma la protesta non si e' estesa". L'attenzione è comunque alta nel penitenziario di Augusta dove, poco tempo fa, si e' verificata un'aggressione ai danni due agenti di polizia penitenziaria. In particolare, alla fine del mese di gennaio un detenuto straniero avrebbe colpito due ispettori che avrebbero voluto riportarlo in cella.
Sta invece lentamente tornando alla normalità la situazione all'interno del carcere di Foggia dove, questa mattina, c'è stata una protesta con una evasione di una 50ina di detenuti. Fino ad ora sarebbero 36 gli arrestati dalle forze di polizia: alcuni sarebbero stati catturati a Bari, Cerignola e Orta Nova. Oltre 50 quelli evasi, questa mattina, nel corso della protesta al carcere durante la quale i detenuti avrebbero devastato due reparti del penitenziario. I detenuti hanno infranto vetrate, messo a soqquadro i reparti e appiccato anche un incendio nella stanza di informatica. Stando ad alcune indiscrezioni sarebbero una quarantina i posti letto all'interno del carcere distrutti durante la protesta.
Proteste anche a Roma, nei penitenziari di Regina Coeli e di Rebibbia, dove i parenti dei detenuti hanno bloccato via Tiburtina, la via principale che porta al carcere. Disordini si sono registrati anche a Torino e a Santa Maria Capua Vetere. A Prato è stata avviata una trattativa fra i detenuti in rivolta da una parte e i vertici del penitenziario e la polizia dall'altra, per far rientrare la protesta divampata in giornata. Trapela ottimismo sul 'rientro' dei detenuti nelle celle, anche se durante la protesta, partita dalla terza sezione, ci sono stati momenti di tensione con il lancio di oggetti e l'incendio di alcuni materassi.
E' diventata una vera e propria sommossa la protesta dei detenuti presso il carcere di Rieti. Circa una quindicina di loro sono riusciti a salire sul tetto dell'istituto penitenziario, manifestando, come da stamattina sta accadendo in molte strutture carcerarie d'Italia, contro le misure poste in atto per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. I detenuti del carcere reatino hanno dato fuoco a carta e materassi, facendo innalzare una densa colonna di fumo nero visibile anche a grande distanza dalla struttura. L'intera area e' stata perimetrata dalle forze dell'ordine: sul posto agenti di Polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria, in assetto antisommossa, mentre all'interno della struttura sono all'opera squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Rieti per spegnere l'incendio.
Una situazione gravissima in tutta Italia, che non ha mancato di provocare paure e reazioni. Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede ha definito "un dovere tutelare la salute di chi lavora e vive negli istituti penitenziari". Manterremo un dialogo costante, nei dipartimenti di competenza sono attive task force e si assicura la costante informazione all'interno delle strutture per la popolazione detenute e i lavoratori. Ma deve essere chiaro - ha concluso il ministro - che ogni protesta attraverso la violenza e' solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato".
Per il garante dei detenuti, è necessario mettere in campo "misure straordinarie" per "alleggerire le situazioni di sovraffollamento".
Terminate le proteste a Roma: "Colloqui digitali"
Oggi è stata una giornata molto critica per gli istituti penitenziari romani. Fortunatamente le proteste sembrano terminate.Le misure di prevenzione al Coronavirus comportano difficoltà maggiori per le persone ristrette. Non ci saranno interruzioni per le comunicazioni con i famigliari. Sono attivi e saranno potenziati i servizi di Skype, il servizio mail, le telefonate che andranno a sostituire il colloquio". Lo comunica la garante dei diritti del Detenuti del Campidoglio Gabriella Stramaccioni.
Conte: "Non possiamo accettare fughe o ribellioni"
"Non possiamo accettare fughe o tentativi di ribellione". Cosi' il premier Giuseppe Conte, parlando delle rivolte nelle carceri in conferenza stampa a Palazzo Chigi
Detenuto muore nelle Marche, proveniva da Modena
È morto questo pomeriggio nel carcere di Marino del Tronto, nelle Marche, uno dei detenuti che erano stati trasferiti ieri dopo i tumulti registrati nell'istituto penitenziario di Modena. Si tratta di un uomo di 40 anni che, da quanto si e' appreso, sarebbe arrivato in gravi condizioni e morto per un'overdose. Un altro detenuto sarebbe in fin di vita per la stessa ragione: entrambi avrebbero consumato metadone, prelevandolo dall'infermeria del carcere emiliano.
La situazione nelle sei carceri delle Marche "è sotto controllo": lo conferma il garante per i diritti, Andrea Nobili, costantemente in contatto con i direttori e coi comandanti della polizia penitenziaria, ai quali ha raccomandato "di consentire il massimo delle comunicazioni telefoniche ai detenuti", che sono stati individualmente informati del divieto dei colloqui deciso per contenere la diffusione del coronavirus.
Tensioni ad Alessandria, detenuti appiccano fuoco
Tensione al carcere San Michele di Alessandria, dove alcuni detenuti hanno appiccato un incendio per protestare contro i provvedimenti che limitano gli incontri con i familiari disposti per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. Stamattina si erano già registrati disordini al Don Soria, dove i detenuti avevano dato alle fiamme alcune lenzuola. Sul posto operano le forze dell'ordine e i vigili del fuoco
"Task force al lavoro", annuncia Bonafede
Una "task force" e' al lavoro al ministero per un "costante contatto" tra amministrazione, polizia penitenziaria, direttori delle carceri e garanti dei detenuti al fine di "monitorare" la situazione data l'emergenza Coronavirus. Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in un video su Facebook.
Proteste in 22 istituti, disordini ancora in corso
Sono 22 gli istituti penitenziari interessati oggi da rivolte o manifestazioni di protesta provocate da una parte della popolazione detenuta. In molti istituti la situazione non è ancora rientrata e i disordini sono tuttora in corso. È il bilancio del ministero della Giustizia sul caos che sta riguardando i penitenziari.
Salgono a 7 detenuti morti a Modena
Sale a 7 il bilancio dei detenuti morti in seguito alla rivolta nel carcere di Modena. La Procura modenese ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, al momento contro ignoti. Determinante sarà l'autopsia per confermare l'ipotesi dell'abuso di farmaci come causa dei decessi.
Intanto resta critica la situazione dentro al carcere modenese, gravemente danneggiato dalla rivolta, dove restano ancora da trasferire circa 200 detenuti in altre strutture, vista anche la fatica a reperire posti.
Al carcere di Rieti a fuoco una torretta di guardia, in 20 sul tetto
Si allarga la sommossa dei detenuti nel carcere di Rieti. Dove da alcune ore circa venti persone sono riuscite a salire sul tetto della struttura penitenziaria, con il volto coperto, brandendo spranghe, striscioni e lenzuola, urlando e colpendo ripetutamente parapetti e balaustre, al grido di "liberta', liberta'". Fiamme e fumo sono divampati anche da una torretta di guardia, posta sulla parte opposta rispetto a quella dove e' divampata la sommossa.
Sul posto carabinieri, polizia e guardia di finanza, che hanno fatto irruzione all'interno del carcere in assetto antisommossa, mentre un elicottero dei carabinieri forestali vola a bassa quota, monitorando dall'alto l'evolversi della protesta. Impegnate anche squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Rieti, per domare le fiamme propagatesi all'interno della struttura.
La protesta, secondo quanto si apprende, e' divampata al rientro dei detenuti dall'ora d'aria, molto probabilmente per via della sospensione delle visite e delle altre restrizioni imposte per fronteggiare l'emergenza Coronavirus.
A Rieti la protesta nel carcere diventa sommossa
Diventa una vera e propria sommossa la protesta dei detenuti presso il carcere di Rieti. Circa una quindicina di loro sono riusciti a salire sul tetto dell'istituto penitenziario, manifestando, come da stamattina sta accadendo in molte strutture carcerarie d'Italia, contro le misure poste in atto per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. I detenuti del carcere reatino hanno dato fuoco a carta e materassi, facendo innalzare una densa colonna di fumo nero visibile anche a grande distanza dalla struttura. L'intera area e' stata perimetrata dalle forze dell'ordine: sul posto agenti di Polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria, in assetto antisommossa, mentre all'interno della struttura sono all'opera squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Rieti per spegnere l'incendio.
Tensioni al carcere di Santa Maria Capua Vetere
Tensioni, ma la situazione al momento è sotto controllo e non è sfociata in nessun atto di violenza. Anche nel carcere di Santa Maria Capua Vetere qualche detenuto è salito sul tetto per protesta contro la decisione di sospendere i colloqui con i familiari per ridurre al minimo i contagi da Covid-19.
Sul posto sono schierati agenti della polizia pronti ad intervenire in supporto a quelli della Penitenziaria nel caso in cui dovesse scoppiare una rivolta. In alcuni reparti, i detenuti fanno rumore per solidarizzare con chi e' sul tetto.
Fumo nero si leva da Regina Coeli
Proteste anche nel penitenziario di Regina Coeli, nel centro di Roma. A quanto si apprende, si sta levando del fumo dalla struttura per via dei detenuti che starebbero dando fuoco a materassi e suppellettili
Roma, i parenti dei detenuti bloccano via Tiburtina
Bloccata via Tiburtina, all'altezza del carcere di Rebibbia, dai familiari dei detenuti. Secondo quanto si apprende, sul posto c'e' la polizia. Continuano intanto le proteste all'interno del penitenziario dove sarebbero stati dati alle fiamme diversi materassi. Le uscite sono controllate dalle forze dell'ordine.
In rivolta anche i detenuti del carcere di Prato
Proteste in corso nel carcere in Prato 'La Dogaia'. Secondo quanto appreso, alcuni detenuti avrebbero distrutto alcune celle e l'infermeria del penitenziario. Sul posto polizia, carabinieri e vigili del fuoco perché, sempre secondo quanto appreso, in alcune celle sarebbero divampate delle fiamme. Sono circa 600 i detenuti reclusi nella casa circondariale.
Disordini anche nel carcere di Torino
Disordini al carcere "Lorusso e Cutugno" di Torino, dove stamattina alcuni detenuti "ordinari" reclusi nel padiglione B hanno spostato dei letti ostruendo il passaggio. Al centro della protesta, come accaduto in altre carceri italiane, i provvedimenti restrittivi messi in atto per limitare il contagio da Coronavirus
Sui detenuti morti a Modena si indaga per omicidio colposo
La Procura di Modena ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, al momento contro ignoti, in seguito alla morte di tre detenuti nel carcere della città emiliana durante la protesta scoppiata ieri in seguito alle limitazioni mirate al contenimento della diffusione del coronavirus. Determinante sarà l'autopsia per confermare l'ipotesi dell'abuso di farmaci come causa dei decessi. Allo stesso tempo e' stato aperto un fascicolo sulla violenta rivolta che ha danneggiato seriamente la casa circondariale provocando anche il lieve ferimento del personale di polizia penitenziaria e sanitario intervenuto: resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, danneggiamento e tentata evasione sono i reati ipotizzati.
Garante dei detenuti: misure per alleggerire il sovraffollamento
Mettere in campo "misure straordinarie" per "alleggerire le situazioni di sovraffollamento". E' l'invito che viene dal Garante nazionale per i diritti dei detenuti, data la "situazione in atto". Le misure, afferma il Garante, vanno messe a punto "superando un concetto di prevenzione fondata sulla chiusura al mondo esterno, affiancando a provvedimenti di inevitabile restringimento misure che diano la possibilità di ridurre le criticità che la situazione carceraria attuale determina e che permettano di affrontare con più tranquillità il malaugurato caso che il sistema sia investito piu' direttamente dal problema" relativo all'emergenza coronavirus.
Ancora tensione a San Vittore, fumo dalle finestre
Ancora tensione nel carcere milanese di San Vittore. I detenuti continuano a protestare e una nuvola di fumo si è levata dalla struttura ed esce dalle finestre. Non ancora chiaro quanto sta accadendo ma con molta probabilità sono gli stessi detenuti che stanno bruciando materassi e suppellettili.
Disordini a Rebibbia, suonato l'allarme
Disordini sono in corso nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso dove e' suonato l'allarme. In alcune sezioni e' in atto la battitura delle inferriate, mentre alcuni detenuti avrebbe tentato di scavalcare i muri dei cortili nell'area passeggio
Cento: "Ai domiciliari i soggetti non pericolosi"
"La situazione delle carceri italiane è resa ancora piu drammatica dal coronavirus e quanto accaduto a Modena e in altre citta' richiede interventi immediati. Il ministro della Giustizia Bonafede e l'intero governo prendano immediati provvedimenti", chiede Paolo Cento suggerendo di prevedere "l'apertura delle celle in fasce orarie piu lunghe, l'immediata sanificazione delle strutture penitenziarie e - rileva ancora l'esponente Leu - il trasferimento agli arresti domiciliari di quanti più detenuti possibile in relazione ai reati di minor allarme sociale"
Spp, rivolte in 23 penitenziari in Italia
Sono almeno 23 le carceri d'Italia in cui ad ora si registrano proteste. I dati arrivano dal sindacato di polizia penitenziaria Spp guidato da Aldo Di Giacomo, che all'AGI denuncia: "La protesta si sta allargando a macchia d'olio soprattutto nei penitenziari più grandi. Tutto parte dall'allarme interno magari lanciato da un solo detenuto, sulla possibilità che ci sia un contagiato e questo fomenta gli altri. I detenuti non chiedono colloqui, come è stato detto, ma libertà e amnistia e lo dimostrano le immagini di queste ore". Inaccettabile, secondo il sindacalista che "ci siano reclusi in grado di girare con cellulari video delle rivolte dall'interno e farli arrivare all'esterno. Comunicano tra di loro anche tra un penitenziario e l'altro".