Bene un voucher per le baby sitter, ma ad una condizione, che siano gestiti con il sistema della rendicontazione. A dirlo all'AGI è Andrea Zini, vicepresidente dell'Assindatcolf (Associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico), che ha già chiesto un incontro alla ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, che ha ipotizzato questa misura di sostegno per le famiglie che da oggi si ritrovano con i figli in casa dopo la chiusura delle scuole (fino al 15 marzo) decisa dal governo per fronteggiare l'emergenza coronavirus.
Zini ha chiesto di incontrare anche la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, oltre che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il voucher "è una misura che giudichiamo positivamente" e anche se inizialmente fosse di 500 euro "andrebbe bene, sarebbe già un inizio". Ciò che conta, sottolinea Zini, "è che sia fatto ad una condizione, che i voucher siano gestiti con il sistema della rendicontazione. Noi - spiega - non possiamo dare 500 o 1000 euro a famiglia senza sapere come li usa. Quindi, la cifra dovrebbe essere vincolata ad un contratto regolare. Noi consigliamo il libretto di lavoro, così si accredita l'importo sul libretto familiare e si usa solo per quello scopo".
La chiusura delle scuole su tutto il territorio produrrà un incremento delle richieste di baby sitter?
"C'è stata un'impennata ma in alcune zone, come l'Emilia Romagna, già non si trovano baby sitter perché non ci sono persone preparate e nel giro di poco potrebbe esserci un ulteriore aumento delle richieste. Anche perchè adesso non si può ricorrere ai nonni per ragioni di cautela legate proprio al coronavirus. A parte che a prescindere dal coronavirus, il grosso problema è anche che le baby sitter per una serata o per poche ore sono al 99% in nero, non contrattualizzate".
In queste ore il centralino della vostra Associazione squilla di più?
"Sicuramente sì prima c'era un problema di fobie del lavoratore e della famiglia, chiedevano cosa posso fare, non mi fido. Adesso chiamano perché vogliono sapere come comportarsi, anche per avere dei certificati". Ma a tutto questo, prosegue, "si aggiunge il problema delle situazioni spot, come potrebbe essere proprio questo, il caso di questi 15 giorni, con le scuole chiuse in tutta italia e una maggiore richiesta di baby sitter".
E ricorda di aver già chiesto al governo, senza ancora aver ricevuto una risposta, due cose, la cassa integrazione in deroga e la continuità assistenziale: "Ci sono situazioni in cui i datori di lavoro non possono restare in casa perché lavorano a loro volta" e "non abbiamo ammortizzatori sociali, e questo si rifletterà con licenziamenti dei lavoratori perché le famiglie non possono sostenere il peso".
Zini propone, infine, che vi sia la "deducibilità fiscale del costo del lavoro che permetterebbe di mettere in regola centinaia di migliaia di rapporti in nero e darebbe alle famiglie un minor costo del lavoro". In parole semplici, continua: "Attualmente si possono dedurre dalla dichiarazione dei redditi solo i contributi Inps nel limiti di 1.500 euro, con un beneficio per la famiglia da 200 a 600 euro annui. Se fosse ammessa la deducibilità completa di tutti i costi, invece, considerando 17-18 mila euro in un anno, si potrebbe avere da 2 a 5 mila euro annui di minori costi per la famiglia, e questa sarebbe una redistribuzione del reddito".