Ferie sospese in Sardegna per tutto il personale per l'Asl unica, l'Azienda per la tutela della salute (Ats), per l'emergenza coronavirus. Nell'isola non risultano contagi (ci sono stati solo 15 falsi allarmi), come confermato dall'assessore alla Sanità, Mario Nieddu, al Consiglio regionale, ma il commissario straordinario dell'Ats, Giorgio Steri, ha disposto la sospensione delle ferie in corso e di quelle programmate per tutti i dipendenti (amministrativi, tecnici e sanitari), inclusi i dirigenti. "Le situazioni familiari particolari", precisa la nota con cui la decisione è stata comunicata ai direttori delle Assl, "verranno valutate caso per caso dalla direzione generale". Non è precisato la durata del provvedimento straordinario, che resterà valido fino a "nuova diversa comunicazione".
La misura dell'Ats è stata contestata dal capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale, Francesco Agus. La decisione "sembra essere in totale controtendenza rispetto a quello che sta avvenendo in altre regioni dove, in presenza di casi positivi conclamati, si lascia in servizio solo il personale strettamente indispensabile in modo da circoscrivere facilmente sul nascere ogni possibile epidemia", evidenzia l'esponente dell'opposizione, che chiede la rettifica del provvedimento.
Interviene anche il sindacato della Funzione pubblica della Cgil di Cagliari: “Riceviamo centinaia di chiamate allarmate e preoccupate dai lavoratori sul comportamento da assumere", riferisce il segretario responsabile della Sanità, Nicola Cabras, "alle quali non riusciamo a dare risposta in quanto non ci risulta essere stati coinvolti né preventivamente informati”.
Da martedì scorso, 25 febbraio, la Regione Sardegna ha sospeso, per i prossimi dieci giorni, le missioni del personale fuori dall'isola, anche se già programmate. L'assessorato agli Affari generali ha raccomandato di disdire le riunioni già fissate con partecipanti provenienti da fuori Sardegna, di evitare - se non strettamente necessario - riunioni o incontri di lavoro con un "numero significativo di partecipanti' e di ricorrere, in alternativa, a sistemi di comunicazione da remoto.
Senza misure adeguate, a rischio fino al 40% della popolazione della Sardegna
L'assessorato regionale alla Sanità stima che, se non contrastato adeguatamente, il coronavirus potrebbe colpire il 35-40% della popolazione della Sardegna, caratterizzata da un'alta percentuale di anziani. Al momento risulta una sessantina di persone in "isolamento fiduciario".
"Se la situazione sfuggisse di mano", ha spiegato l'assessore alla Sanità al Consiglio regionale, "l'epidemia potrebbe coinvolgere circa 400 mila sardi, con 20 mila situazioni critiche e 4 mila potenziali soggetti da destinare ai reparti di terapia intensiva. Ciò avrebbe un impatto molto importante sul nostro sistema sanitario. Noi ci prepariamo allo scenario più fosco", ha precisato Nieddu che oggi ha incontrato a Cagliari i sindaci della Sardegna sulle misure anti-coronavirus, assieme all'assessore all'Ambiente, Gianni Lampis. "Questo scenario, però, non si può verificare: la prova l'abbiamo in Lombardia, dove le condizioni di contagio estremo non si sono verificate, a dimostrazione che le misure adottate sono adeguate".
Quarantene: piano d'emergenza fino a 110 mila posti
"Nell'eventualità di una necessità di mettere in quarantena grandi numeri, abbiamo già previsto un piano operativo, assieme alla Protezione Civile, che ci consente di avere 110.000 posti, se fosse necessario", ha precisato Nieddu. "Ovviamente speriamo di no, ma anche in questo siamo tra le regioni più virtuose anche in questo senso".
Nell'isola, dove dallo scorso fine settimana sono scattati i controlli negli aeroporti, si segnalano "alcuni pazienti in sorveglianza attiva e altri in quarantena a casa". La regione dispone di una scorta di 24 mila mascherine di tipo Ffp2 e Ffp3, un milione di guanti in nitrile, 16 mila camici e migliaia di occhiali a mascherina, otto posti letto per le urgenze gravissime e un piano per mettere in quarantena migliaia di sardi elaborato con la protezione civile, ha segnalato l'assessore Nieddu.
"Purtroppo, ci sono medici di primo contatto che non rispettano i protocolli", ha riferito l'assessore. "Io ripeto che chi ritiene di avere i sintomi non deve presentarsi in pronto soccorso ma attivare gli altri centri preposti, a cominciare dal proprio medico".
Quanti ai termoscanner, "li stiamo acquistando come Protezione civile - ha comunicato Nieddu - e presto avremo anche medici e infermieri a sufficienza per effettuare i controlli nei porti". La Regione intende potenziare la diffusione delle informazioni e incentivare le forme di comunicazione istituzionale.