Oggi tira un po’ di vento e meno stiamo fuori meglio è: un raffreddore farebbe scattare il panico. Ma abbiamo ospiti, vengono a trovarci Virginia, un’amica di mia moglie, e sua figlia, compagna di classe della nostra. E in casa, su questo siamo tutti d’accordo, noi e loro, non possiamo farle entrare. Perciò chiacchieriamo, io e mia moglie sul balcone, virginia e la sua bimba, felicissima di rivedere la nostra, col naso all'insù.
Virginia è arrabbiata perché nessun ospedale della zona vuole prendersi cura di suo nonno, molto malato, perché “viene da Codogno”. Nel pomeriggio la mia missione è procurare le mascherine per gli altri componenti della famiglia, io la mia non me la tolgo un secondo. Alla farmacia del mio quartiere però mi dicono che non sono arrivate nemmeno oggi, come doveva essere. Non è certo colpa loro, ma io vado su tutte le furie.
Corro al campo base della protezione civile e dei vigili vicino a casa mia e chiedo perché non ci venga data la possibilità, a tanti giorni dall’inizio dell’emergenza, di proteggerci. Mi spiegano che ce ne sono 4 mila bloccate a Lodi e che, forse, arriveranno domani. In ogni caso non ne avrò più di una perché non ce ne sono abbastanza per tutti. Perché siano lì e non qui, non è chiaro.
A un posto di blocco, i carabinieri mi invitano a chiamare il numero verde della regione, quello a cui è impossibile avere una risposta, per informarmi. Figuriamoci. L’ultima speranza è il mio collega Elton, che vive a Piacenza e si offre di comprarmele e farmi un pacchetto. Gli propongo di vederci, chiedendo alle forze dell’ordine una deroga ai posti di blocco per consentirci il passaggio delle preziose mascherine.
Alla fine non se ne fa nulla perché nemmeno nelle farmacie di Piacenza ce ne sono più. Si propone di comprarmi quelle da 8 euro al colorificio, ma, visto il costo, a questo punto aspetto domani. Il Comune oggi ha deciso che nei supermercati si può entrare senza mascherina. Forse perché scarseggiano? Comunque mi sentirò più sicuro quando le avremo tutti. La fine della quarantena non si immagina. Viviamo alla giornata.