Francesca Colavita, una delle ricercatrici dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, è solo una delle tante precarie attive negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) di natura pubblica che rispondono al ministero della Salute per la loro attività di ricerca sanitaria.
Secondo la Cgil, sono circa 3.500 i ricercatori precari che lavorano con contratti co.co.co, borse di studio, partite iva, nei 21 IRCCS pubblici, nei 10 Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) e nelle loro 90 sezioni.
L'anzianità media di questi lavoratori è di circa 10 anni, con punte che arrivano oltre i 20 anni. Si tratta di personale altamente qualificato: sono medici, veterinari, biologi, ingegneri, fisici, chimici, agronomi ecc.
Secondo i sindacati, si tratta di lavoratrici e lavoratori spesso sottopagati, e privi di diritti, e tutele che garantiscono il futuro della Ricerca anche se con contratti a singhiozzo e per pochi mesi alla volta, ma che sono estremamente produttivi.
Si tratta di una situazione ritenuta insostenibile, ma che presto dovrebbe cambiare. Nel decreto Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre scorso, infatti, è previsto che, chi abbia maturato al 31 dicembre 2019 un'anzianità di servizio di almeno tre anni negli ultimi sette (prima erano cinque), possa essere assunto con contratto di lavoro a tempo determinato.
Lo scopo di questo provvedimento è quello di contribuire a garantire un ruolo e un percorso di carriera e crescita dei precari della ricerca degli Irccs pubblici che, secondo i sindacati, hanno aspettato già troppo a lungo.