Il "Padre Nostro" cambia. La modifica della preghiera, voluta da Papa Francesco, non avrà più l'invocazione a Dio 'non indurci in tentazione' ma 'non abbandonarci alla tentazione'. Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, presidente della Conferenza abruzzese-molisana e noto teologo, annuncia a Vatican News che "il Messale con la nuova versione del Padre Nostro" uscirà "qualche giorno dopo la prossima Pasqua". L'uso liturgico "sarà introdotto a partire dalle messe del 29 novembre di quest'anno, prima domenica d'Avvento".
La modifica, spiega, è stata resa necessaria "per una fedeltà alle intenzioni espresse dalla preghiera di Gesù e all'originale greco". In realtà l'originale greco usa un verbo che significa letteralmente 'portarci, condurci'. La traduzione latina 'inducere' poteva richiamare l'omologo greco. Però, in italiano 'indurre', prosegue monsignor Forte, vuol dire 'spingere a..' in sostanza, far sì che ciò avvenga, "e risulta strano che si possa dire a Dio 'non spingerci a cadere in tentazione'.
Insomma, la traduzione con 'non indurci in...' non risultava fedele". Si tratta di "un interrogativo che si sono posti anche episcopati di tutto il mondo", aggiunge. Ad esempio, in spagnolo, lingua più parlata dai cattolici nel pianeta, "si dice 'fa che noi non cadiamo nella tentazione'. In francese, dopo molti travagli, si è passati da una traduzione che era 'non sottometterci alla tentazione' alla formula attuale che e' 'non lasciarci entrare in tentazione'.
Dunque - sottolinea Forte -, l'idea da esprimere è questa: il nostro Dio, che è un Dio buono e grande nell'amore, fa in modo che noi non cadiamo in tentazione. La mia personale proposta è stata che si traducesse in 'fa che non cadiamo in tentazione' però dato che nella bibbia Cei la traduzione scelta è stata 'non abbandonarci alla tentazione' alla fine i vescovi per rispettare la corrispondenza tra il testo biblico ufficiale e la liturgia hanno preferito quest'ultima versione".