Per la prima volta, un datore di lavoro viene punito per i comportamenti razzisti messi in atto da un proprio dipendente ai danni dei colleghi. Succede a Milano, dove il Tribunale del lavoro ha condannato a risarcire due lavoratori sia il pizzaiolo che li molestava, sia la società colpevole di avere generato "un ambiente lavorativo non inclusivo e di non accoglienza".
A quest'ultima viene ordinato dal magistrato anche di organizzare corsi obbligatori per i dipendenti "che, con la partecipazione di esperti, li avvicini alle tematiche razziali al fine di educarli al doveroso rispetto di ogni cittadino, quale sia la sua provenienza o la sua etnia".
A documentare le angherie c'è un video postato un anno fa su Facebook, acquisito dalla giudice Sara Manuela Moglia, in cui si vede il pizzaiolo chiamare a sé dei colleghi di colore sottoponendoli "a un trattamento umiliante e degradante" spruzzandogli addosso del deodorante.
"Che il deprecabile gesto abbia avuto intenti razzisti - si legge nella sentenza - è evidente dal fatto che, benché fossero al lavoro anche altri dipendenti, l'uomo ha chiamato a rassegna solo i tre di colore; a loro si è rivolto chiedendo se a casa tenessero il deodorante; a loro ha chiesto perché non lo mettessero".
I testimoni chiamati nella causa hanno riferito che il lavoratore, identificato come 'responsabile della pizzeria', "reiteratamente fosse uso utilizzare appellativi certamente razzisti" come 'negro di m...' o frasi quali 'ti rimando in Africa', 'devo comperare il deodorante per voi'.
Nel motivare la condanna del datore di lavoro, la giudice fa riferimento all'articolo 2087 del codice civile da cui si evince l'obbligo per il datore di lavoro "ad assicurare un ambiente nel quale la persona offesa non sia vittima di soprusi, trattamenti umilianti, degradanti e discriminatori". Società e lavoratore dovranno risarcire a due dipendenti di colore una somma complessiva di 1800 euro in solido.