"Non ho ucciso io Jennifer, ma l'incendio: sono innocente". Lo ha ribadito Pavlina Mitkova, la madre 38enne di origini bulgare, accusata di aver appiccato, l'8 gennaio scorso, l'incendio nella cucina dell'abitazione di Servigliano (Fermo), dove è morta la figlia maggiore, di 6 anni. È durata circa un'ora e mezza l'udienza di convalida del fermo, davanti al gip del tribunale di Fermo, Cesare Marziali, che ha confermato la misura cautelare del carcere: la donna, accompagnata dagli avvocati Gianmarco Sabbioni ed Emanuele Senesi, non ha risposto alle domande del magistrato, preferendo rendere dichiarazioni spontanee per confermare quella che sin da subito è stata la sua versione della vicenda.
Al termine dell'udienza, la donna è rientrata nel carcere pesarese di Villa Fastiggi. Nell'aula del tribunale, questa mattina, era presente anche il compagno della donna, Ali Krasniqi, assistito dall'avvocata Cristina Ascenzo, che con i giornalisti ha parlato di "una tragedia nella tragedia" e di come l'uomo sia "provato da quanto è avvenuto".
La scelta di non rispondere alle domande del gip era ampiamente prevista, in attesa che vengano depositati i rapporti dell'autopsia e degli esami tossicologici condotti sul corpicino di Jennifer, che è ancora a disposizione dell'autorità giudiziaria all'interno dell'obitorio dell'ospedale "Murri" di Fermo, perché non è escluso che siano necessari ulteriori esami.
"Tutto dev'essere ancora accertato: non abbiamo gli esiti dell'autopsia, non è chiaro cos'abbia causato la morte della bambina, non sappiamo l'ora del decesso", ha spiegato l'avvocato Sabbioni, secondo il quale il gip "ha ritenuto, per la sicurezza di tutti, compresa quella dell'indagata, di mantenere la misura cautelare". La mamma di Jennifer ha comunque "respinto la ricostruzione dei fatti" ipotizzata dalla procura. "Ci sono elementi che possono portare a ritenere giustificata la strada della procura - ha aggiunto Sabbioni - e altri che condurrebbero a una ricostruzione opposta".
Il castello accusatorio della procura fermana nei confronti della Mitkova al momento si limita a indicare che la donna abbia volontariamente generato l'incendio in casa, ma sembra destinato ad aggravarsi, perché la donna è fortemente sospettata di essere stata lei a uccidere la sua primogenita. Alle 3 di quella notte, Jennifer era nel suo letto; la mamma, invece, insieme all'altra figlia di 4 anni, riuscì a correre in strada e salvarsi. Agli inquirenti che l'hanno interrogata, disse subito che non poté rientrare in casa perché le fiamme erano alte e c'era troppo fumo. Una versione ribadita questa mattina al gip.
In attesa del deposito dell'autopsia, affidata al medico-legale Alessia Romanelli, e degli esami tossicologici, in carico a Rino Froldi, "elementi assolutamente essenziali per conoscere la verità", secondo l'avvocato Emanuele Senesi, "ogni altra ipotesi è al momento prematura".