È una storia di speranza finita male quella di Damian Dobrev Borisov, il ragazzo bulgaro che ha confessato di avere ucciso Carla Quattri Bossi, la novantenne trovata morta ieri nella sua abitazione al podere 'Ronchetto', estrema periferia sud di Milano.
Accolto nella cascina gestita dai familiari dell'anziana nell'ambito di un progetto del Comune per giovani in difficoltà, il ventunenne ha ammesso di averla colpita al capo con un barattolo di marmellata. "Non avevo intenzione ammazzarla, ho avuto uno scatto di rabbia perché non voleva darmi i pochi euro che le chiedevo", è la versione resa da Borisov agli inquirenti della Mobile, diretti da Marco Calì, ai quali ha raccontato di avere portato via alla donna 150 euro, "spesi poi in alcolici".
Il giovane è apparso "prostrato e, a tratti disperato" quando ha deciso di spiegare cosa fosse successo la notte precedente. Fonti giudiziarie riferiscono che si sarebbe poi recato in discoteca, ipotesi che però, al momento, non trova riscontro dalla Polizia. L'ammissione che ha portato al fermo di Borisov è arrivata dopo l'emergere di alcune incongruenze nelle sue prime dichiarazioni e che nel suo alloggio, sempre all'interno della struttura, la Squadra Mobile ha trovato la vera nuziale dell'anziana e altri monili, nascosti in uno zaino e in un armadio. Altri elementi utili alle indagini, condotte dal pm Gianluca Prisco, potrebbero arrivare dall'autopsia.
Quanto all'arma del delitto, dovrebbe essere stata individuata nel contenitore di una delle conserve di frutta preparate dalla vittima, piegato e col tappo deformato. E sul movente ci sono da registrare le dichiarazioni dei familiari sulla scomparsa in cascina di modeste cifre di denaro nell'ultimo anno e mezzo.
A mettere gli investigatori sulle sue tracce, anche un'impronta di scarpa compatibile con quelle trovate sul luogo del crimine e le deposizioni degli altri tre lavoratori, un filippino e due centroafricani, descritti da tutti come "ragazzi gentili e tranquilli", anche loro coinvolti nell'iniziativa di supporti per giovani senza famiglia. Tra le altre cose, hanno detto di avere sentito la lavatrice andare di notte, in quello che si è rivelato il tentativo di Borisov di pulire gli abiti dal sangue della vittima.
"Complessa e confusa", così è stata descritta dai poliziotti la scena del crimine che si è trovata di fronte domenica mattina alle dieci la segretaria di famiglia quando ha chiamato le forze dell'ordine dopo avere trovato la donna col cranio sfondato, avvolto da un telo forse per tamponare il sangue, e i polsi legati, nel piccolo appartamento al piano terra.
Borisov, che ha perso entrambi i genitori, è in Italia da 4 anni dove ha vissuto tra Roma e Milano. Non ha precedenti penali e, di fatto, la sua famiglia erano diventati i Bossi che, grazie anche a una sovvenzione del Comune, gli offrivano vitto, alloggio e qualche piccola somma per le mansioni svolte. Il suo tirocinio si sarebbe dovuto concludere a febbraio. Altri elementi utili alle indagini, condotte dal pm Gianluca Prisco, potrebbero arrivare dall'autopsia.
Quanto all'arma, dovrebbe essere stata individuata nel contenitore di una delle conserve di frutta, preparate dalla vittima, piegato e col tappo deforme sul pavimento. E sul movente ci sono da registrare le dichiarazioni dei familiari sulla scomparsa in cascina di modeste cifre di denaro nell'ultimo anno e mezzo.