Notizie preoccupanti sulle orche che dal primo dicembre stazionavano nelle acque del porto di Genova, avvistate ieri nello Stretto di Messina, come riferisce il Tethys Research Institute. Secondo il pescatore sportivo Simone Vartuli, che ha trascorso oltre un'ora ad osservarle, gli esemplari erano solo tre. Se la notizia verrà confermata si teme che a mancare all'appello sia Dropi, l'individuo che già presentava un forte dimagrimento ai primi di dicembre.
Le orche hanno percorso circa 800 chilometri in una settimana, "una distanza più che plausibile", secondo il Tethys Research Institute che ha condiviso sulla sua pagina Facebook il video inviato dal pescatore sportivo Simone Vartuli. Il gruppo (specie Orcinus orca), di cui fa parte un maschio adulto, si stava probabilmente alimentando. Pur non avendo immagini ad alta risoluzione per poter confrontare al meglio le pinne dorsali degli animali, è molto probabile che si tratti delle stesse orche islandesi (Orca Guardians Iceland) che per giorni hanno sostato davanti Genova.
"Preoccupa vedere mancare all'appello - scrive l'stituto di ricerca - il quarto individuo, ma c'è chi dice di averne visti proprio 4 lo stesso pomeriggio nello Stretto e noi speriamo tanto che future segnalazioni possano confermarlo".
Ieri mattina il team dell'associazione Marecamp Onlus è stato impegnato nella sua consueta attività di monitoraggio nelle acque antistanti Catania e si manterrà in continuo contatto con le autorità portuali locali, due biologi marini dell'associazione osservano invece lo Stretto di Messina. "Confermare che si tratti delle stesse orche di Genova - viene spiegato - aggiungerebbe un importante tassello per comprendere le motivazioni che hanno spinto fin qui questa specie tanto rara per il Mediterraneo e accertarsi se stanno facendo finalmente rotta verso Gibilterra o meno".
Il viaggio record di 6.000 km dall'Islanda a Messina
Se, come sembra, le orche sono le stesse che giorni fa si sono affacciati di fronte al porto di Genova, hanno percorso circa 6.000 chilometri nel loro estenuante (e per il momento ben poco compreso anche dagli esperti che si interrogano sui motivi) viaggio che le ha portati dall'Islanda, dove erano state fotografate per la prima volta 6 anni fa, fino a varcare lo stretto di Gibilterra e spingersi fino alla costa ligure. Un'impresa incredibile, che ha sorpreso gli esperti: è la prima volta che si identificano orche in Islanda e poi, dopo anni, addirittura nell'Italia meridionale, ed è a detta di Orca Guardians Iceland probabilmente una delle migrazioni accertate più lunghe di sempre.
Grazie a un pool di osservatori, e in particolare alle immagini scattate da Samuele Wurtz di Artescienza, dalla presidente di Menkab Giulia Calogero e da Biagio Violi dell'ateneo genovese, oltre ai colleghi del centro di ricerca islandese Duncan Versteegh, Manon Themelin e Marie Therese Mrusczok, è stato possibile tracciare la rotta del gruppo di orche nel corso degli anni, utilizzando segni identificativi come le pinne e le cerchiature attorno agli occhi.
Avvistato per la prima volta il 2 giugno 2014, per due anni il gruppo è stato fotografato nei pressi delle coste dell'Islanda occidentale. Nel luglio 2017, sempre nel mare islandese, il gruppo era composto da 4 membri, compreso un cucciolo, gli stessi che poco dopo sono probabilmente partiti per la loro impresa tra Atlantico e Mediterraneo. Poi più niente. Due anni e mezzo dopo, l'incredibile scoperta: il gruppo è ancora unito (anche se il cucciolo allarma gli esperti perché deperito), e si trova a Genova, 5.200 chilometri più lontano rispetto all'ultimo avvistamento. Poi la rotta sul Tirreno, con un nuovo avvistamento a Savona, e infine quello di oggi di fronte a Messina, anche se gli esemplari avvistati sono solo tre.