Acea Ato 2 ha perso definitivamente la sua battaglia per sfruttare le acque del lago di Bracciano. Il Tribunale Superiore delle Acque ha infatti respinto il ricorso che l’utility romana aveva presentato contro la determinazione della Regione Lazio che di fatto, ha bloccato le captazioni e ha scritto di nuovo le regole per l’impiego delle sue acque per gli usi idropotabili della Città di Roma.
Si chiude così una vicenda iniziata nel marzo del 2017 quando, con le mancate piogge primaverili e in concomitanza con prelievi consistenti da parte di Acea, le acque del lago - riserva strategica della capitale - hanno cominciato ad abbassarsi oltre i limiti di guardia. Da quel momento, come è stato raccontato su Agi.it - la crisi idrica del lago di Bracciano è stata la peggior crisi idrica di sempre per Roma e ha avuto il suo culmine durante l’estate del 2017 quando - tra luglio e agosto - nonostante un calo delle acque ormai allarmante Acea continuava a prelevare a ritmi consistenti.
Simbolo della crisi, oltre ai fondali del lago in secca, le fontanelle di Roma, i popolari “Nasoni”, per la prima volta, nella storia plurimillenaria della città, senza acqua. Per far fronte alla crisi l’amministrazione Raggi decise infatti di chiudere queste fontanelle e di dare il via, dopo un cambio dei vertici Acea, a un piano di recupero delle perdite e di razionalizzazione per la gestione delle acque che porterà qualche mese più tardi a un recupero di circa 2300 litri al secondo, circa il doppio di quanto prelevato da Bracciano.
Quella di chiudere i Nasoni era una decisione presa dopo un lungo braccio di ferro con la Regione Lazio, supportata anche dai Comuni e il Parco del Lago di Bracciano, che dalla fine di luglio del 2017 aveva cominciato a emettere una serie di ordinanze per tutelare gli equilibri ambientali del lago. Dopo un mese di polemiche roventi, di battaglie sui social a colpi di fake news e di polarizzazione, durante il quale si arrivò anche a paventare la turnazione della fornitura idrica nei quartieri della capitale, Acea decise di sospendere spontaneamente le captazioni nella speranza che le piogge autunnali potessero lenire la crisi.
Le piogge arrivarono però solo alla fine di novembre lasciando il lago al suo minimo storico di quasi due metri sotto lo zero idrometrico con un panorama che ancora oggi - con le acque a meno 150 centimetri - stenta a tornare alla normalità.
A fine dicembre la Regione decise di adottare un nuovo regolamento che scriveva nuove regole per le captazioni dal Lago di Bracciano. Contro questo regolamento prima Acea Ato 2 e poi in suo supporto Virginia Raggi, sindaco di Roma, hanno fatto ricorso presso il Tribunale Superiore delle Acque, “a difesa dell’asset e della concessione” scatenando un nuovo scontro con la regione e con le comunità rivierasche.
Per la multinazionale di Piazzale Ostiense il lago di Bracciano è a tutti gli effetti un asset che vale tanti euro quanti metri cubi di acqua riesce a fornire e la concessione che la vecchia società del Comune ha portato in dote alla Spa di cui sono azionisti anche Francesco Gaetano Caltagirone e i francesi di Suez, rappresenta il titolo che permette di mettere a valore questo potenziale.
Le nuove regole della Regione intervengono su questo meccanismo limitando la possibilità di prelievo a situazioni di effettiva emergenza - il lago torna ad essere riserva strategica da usare solo in caso di bisogno - e comunque non al di sotto della soglia delle oscillazioni naturali del bacino. In ogni caso, stando alle nuove regole, le captazioni possono essere attivate solo in presenza di un via libera da parte delle autorità regionali di controllo.
La sentenza di oggi ha definitivamente respinto questo tentativo di ricorso e ora le acque del Lago continueranno ad essere gestite con questo nuovo sistema di regole, che, tra le altre cose, prevede anche la possibilità di un sistema di monitoraggio pubblico delle captazioni, così come era stato richiesto dalle associazioni che si erano mobilitate in difesa del lago.