Sempre più utilizzati anche in Italia, i monopattini elettrici sono considerati spesso una risposta ai problemi di traffico e inquinamento. Ma una nuova ricerca pubblicata dall’Università della Carolina del Nord, mette in discussione in particolare quest’ultimo aspetto, suggerendo che la correlazione tra il cosiddetto scooter sharing e la diminuzione dell’impatto ambientale non sia così scontata come può apparire, soprattutto a causa della filiera produttiva di questo tipo di mezzi e della loro manutenzione.
Produzione, trasporto, ricarica delle batterie: secondo quanto scoperto dagli studiosi, l’impiego di monopattini elettrici in condivisione pone il problema dell’impatto generato da tutto ciò che riguarda le due ruote elettriche, soprattutto per quanto riguarda i sistemi cosiddetti “dockless”, ovvero che non prevedono la riconsegna a una torretta di ricarica e che di volta in volta devono essere alimentati da operatori in movimento.
“Se si pensa solo alla parte visibile del ciclo di vita, quindi a bordo di un veicolo privo di tubi di scappamento, è facile ipotizzare (che i consumi siano ridotti)”, ha spiegato a The Verge Jeremiah Johnson, autore dello studio e professore associato di ingegneria civile ed edilizia ambientale dell’Università della Carolina del Nord. “Ma se fai un passo indietro, puoi vedere tutte le altre cose che sono un po’ nascoste nel processo”.
A partire dalla produzione dei materiali che compongono gli scooter (monopattini), come evidenzia lo studio. Dalle batterie al litio alle parti in alluminio, la gran parte dei veicoli in commercio sono composti di elementi prodotti in Cina, che poi li invia nelle destinazioni d’uso. Alla produzione industriale, sono da aggiungere il trasporto dei mezzi, le continue ricariche e la ridistribuzione periodica sul territorio, come parte del servizio di scooter sharing senza postazione di ricarica.
Per gli studiosi, questi elementi presi nel loro insieme svantaggiano molto l’impiego degli scooter elettrici per la riduzione dei consumi, che potrebbe essere addirittura maggiore di quella degli autobus diesel in una zona trafficata.
Come riporta The Verge, le emissioni medie di gas serra per miglio di uno scooter equivalgono a circa 200 grammi di CO2. Più o meno il doppio dei 400 grammi per miglio del ciclo di vita di un’automobile. Il problema è che, secondo i ricercatori, solo un terzo degli spostamenti in scooter ne rimpiazza uno in automobile. A fronte del 34 per cento di persone che avrebbero utilizzato un’auto, il 49 per cento sarebbe andato a piedi, l’undici per cento avrebbe preso un autobus e, infine, il 7 per cento avrebbe rinunciato al viaggio.
In parole povere, l’impatto di simili mezzi sarebbe più positivo se servisse soprattutto a ridurre la quantità di automobili, non di pedoni.
Ma il problema principale, per Paesi come gli Stati Uniti che producono circa il 63 per cento della propria energia da combustibili fossili, non è solo legato alla ricarica dei mezzi. Lo studio evidenzia che i consumi sono resi più importanti dal materiale utilizzato per la produzione dei veicoli - prevalentemente alluminio - e dal consumo degli operatori incaricati di ricaricare gli scooter ogni giorno.
A fronte di questi dati, i ricercatori hanno anche ipotizzato una serie di scelte che potrebbero rendere molto più efficienti i mezzi elettrici. A partire dall’estensione del ciclo di vita di ciascuno scooter, tramite l’impiego di materiali migliori che ne garantiscano un ciclo di vita più esteso: “Se le compagnie dei monopattini riuscissero a estendere la vita dei loro mezzi senza raddoppiare l’impatto di materiali e produzione, questo ne ridurrebbe di molto l’impatto per miglio - spiega Johnson - Se riuscissimo a farli durare due anni, già avremmo un netto miglioramento”.
La mobilità condivisa in Italia
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sharing mobility, anche in Italia negli ultimi anni si è registrato un sensibile aumento della diffusione di mezzi condivisi. Solo per il noleggio di scooter elettrici, la crescita sarebbe stata del 285 per cento in un anno, per un mercato della dimensione complessiva di 33 milioni di spostamenti su mezzi condivisi nell’arco del 2018. Ma a favorire la diffusione di mezzi elettrici, per privati e società di noleggio, ci sono anche gli incentivi voluti dal governo e varati a fine del 2018. Sicuramente un aiuto a chi vuole convertirsi a mezzi meno inquinanti, anche se per raggiungere questo obiettivo rimane importante affidarsi alla qualità anziché privilegiare il risparmio.