È il Turpsios Trumcatus, detto delfino a naso di bottiglia per la particolare conformazione del muso, la vittima dell'anomala e misteriosa moria di questa specie di cetacei, un fenomeno che negli ultimi mesi sta rimbalzando dall'Adriatico al Tirreno, senza ragioni apparentemente evidenti. Il numero degli animali ritrovati spiaggiati e morti lungo le coste dei due mari è insolitamente alto: sul versante tirrenico, considerato il paradiso dei cetacei, e in particolare in Toscana, 34 delfini sono morti da gennaio a oggi, di cui tre solamente negli ultimi tre giorni.
A giugno, invece, il fenomeno ha colpito il mare Adriatico settentrionale: in sole tre settimane, 14 delfini sono andati a morire sulle spiagge del Friuli, del Veneto e dell'Emilia Romagna. "Le analisi per capire le cause di queste morti sono in corso - spiega all'Agi Gianna Fabi, ricercatrice presso l'Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Cnr - e ci vorrà del tempo per completarle".
Un indizio rilevante è che lo stomaco dei delfini morti nel Tirreno è stato ritrovato semivuoto. "Escluderei che abbiano ingerito della plastica - osserva l'esperta del Cnr - o che siano stati vittime di un fenomeno inquinatorio rilevante, perché in ambedue i casi si sarebbero trovate delle tracce nell'organismo". Potremmo invece trovarci di fronte a "un'epidemia provocata da un agente patogeno proliferato in seguito ai picchi di temperatura oppure alle piogge molto abbondanti che potrebbero avere abbassato il livello di salinità nelle zone costiere. In questo caso - sottolinea la ricercatrice - si tratterebbe di fenomeni legati al cambiamento climatico contro i quali possiamo fare ben poco, se non cercare di evitare che la situazione peggiori. Forse, ma è solo un'ipotesi, se si riuscisse a capire la natura di questo agente patogeno si potrebbe trovare una cura per questi animali".
L'altra ipotesi tirata in ballo per spiegare il mistero dei delfini morti nell'area Mediterranea è quella di un "importante inquinamento acustico subacqueo, che potrebbe avere alterato il sistema di ecolocalizzazione di questa specie. I delfini - spiega Fabi - sono animali opportunisti che possono andare oltre la soglia della tollerabilità del rumore pur di arrivare al cibo. Ma, a lungo andare, questo comportamento potrebbe danneggiare il loro sistema di orientamento: non riescono più a localizzare i banchi di pesce di cui si nutrono, per cui si debilitano e muoiono di fame".