Aggiornato alle ore 14,53 del 7 luglio 2019.
"I trafficanti sono favoriti dalle politiche di questo governo, perché sono pagati due volte in Libia: innanzitutto dal governo italiano che ha rifinanziato una missione allucinante, in quanto queste milizie sono quelle che ogni tanto si travestono da Guardia costiera, ricatturano le persone e le riportano nei centri. Trafficanti pagati indirettamente dal governo italiano e direttamente dai migranti". Lo ha detto la portavoce di Mediterranea saving humans, Alessandra Sciurba, incontrando i giornalisti al molo Favaloro di Lampedusa dove si trova il veliero Alex sotto sequestro.
"Abbiamo due navi sotto sequestro, la multa del decreto di sicurezza bis da pagare oltre alle spese legali. Siamo in grande difficoltà e non abbiamo grandi finanziatori. Ci serve un aiuto enorme. Di certo non abbiamo nessuna intenzione di fermarci".
"Il gommone soccorso non aveva problemi? Quella di Salvini e' una provocazione. Parlano i fatti"
Aggiunge il capo missione della nave Alex, Erasmo Palazzotto: "Si sono dette un sacco di cose non vere sulla vicenda di Malta. Abbiamo sempre chiesto un trasbordo esplicitando come per Alex, un'imbarcazione omologata per 18 persone, fosse impossibile pensare di raggiungere in sicurezza Malta navigando almeno ulteriori undici ore, e poi alle condizioni chieste che mettevano in pericolo la navigazione e le vite stesse di chi stava a bordo. In realtà Salvini voleva il nostro scalpo".
Palazzotto ha ribadito che i contatti con Malta per dare un pos ai migranti puntavano nei fatti a fare scattare il sequestro a La Valletta "e a innescare una campagna di propaganda contro di noi. Si sapeva fin dal primo momento che era una richiesta impossibile perché era un invito al nostro capitano a mettere in una situazione di grave rischio tutte le persone soccorse e il suo equipaggio".
Il capitano della Alex di Mediterranea, Tommaso Stella, resta al momento l'unico indagato. Risponde oltre che di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, di violazione degli articoli 1099 e 1100 del codice di navigazione, rispettivamente disobbedienza e resistenza o violenza a nave da guerra. Lo ha riferito la portavoce di Mediterranea. Gli stessi reati che erano contestati alla comandante della Sea Watch Carola Rackete.