La battaglia per arrivare a New York è iniziata. Dopo mesi di annunci e preparativi, la fase di qualificazione alla “Fortnite World Cup” ha finalmente preso il via. E, come per ogni manifestazione sportiva che si rispetti, non sono mancate le lacrime di gioia, le polemiche e le recriminazioni.
La prima notizia è che nessun italiano è riuscito a strappare il pass per la fase finale che si terrà negli States dal 26 al 28 luglio e mette sul piatto un montepremi di 30 milioni di dollari, il più alto nella storia dei tornei eSportivi. Non è ancora tempo per piangere un nuovo caso “Mondiali di calcio 2018” però: ci sono altri nove wekeend di qualificazioni, metà in singolo, metà in squadre da due elementi, e ogni settimana otto posti vengono riservati ai giocatori europei. Per adesso nel nostro Continente hanno gioito giocatori spagnoli, austriaci, inglesi, francesi e finlandesi. Ci sarà modo e tempo per rifarsi.
Lontano dagli interessi italiani però, la prima settimana di qualificazioni è stata un importante banco di prova per capire la solidità di Epic nell'organizzare un evento di questa portata. La software house dietro Fortnite ha mostrato di essere pronta a correggere in corsa tutti i problemi emersi (qualche bug nel conteggio dei punti necessari per passare dalle semifinali alle finali), e non si sono registrati rallentamenti sui server durante la fase di gioco. Anche i numeri di visualizzazioni su Twitch sono una buona notizia per Epic: lo scorso weekend (secondo i dati di SullyGnome), gli streaming dedicati a Fortnite hanno raggiunto un picco che il gioco non vedeva da almeno due mesi.
Il problema più rilevante per i creatori del più importante Battle Royale in circolazione sembra quindi la relazione con i suoi giocatori, in particolare i “pro player”, i gamer professionisti che guadagnano giocando e facendo streaming su Twitch. Nelle ultime settimane contro Fortnite si è in effetti sollevato un coro di polemiche da parte di personaggi noti nella comunità dei gamer.
Il più importante tra tutti, il re degli streamer Richard Tyler Blevins, famoso come “Ninja” (5 milioni di dollari guadagnati ogni anno, 14 milioni di follower su Twitch e primo eplayer a conquistare la copertina del magazine ESPN: praticamente il Cr7 dei videogiochi), ha denunciato che gli ultimi aggiornamenti del gioco lo hanno peggiorato e ha sostenuto la sua intenzione di non trasmettere più le sue partite lamentando la mancanza di ascolto da parte di Epic per la community dei pro player.
Non è l'unica defezione importante: nelle scorse ore un altro big, Turner “Tfue” Tenney (6 milioni di follower su Twitch, secondo giocatore più vincente secondo i dati di eSportsEarnings), ha annunciato l'intenzione di abbandonare la modalità competitiva di Fortnite dopo la World Cup e anche Ali “Myth” Kabbani (5 milioni di follower su Twitch) ha twittato di avere molti dubbi sulla prosecuzione della sua carriera nella modalità competitiva.
Ad aver fatto arrabbiare così tanti giocatori professionisti è la sensazione di essere stati, almeno in parte, “snobbati” da Epic. Aggiornamenti che stravolgono il bilanciamento del gioco a pochi giorni dall'inizio della Coppa del mondo, un sistema di qualificazione troppo massivo e poco stimolante per chi ha una certa esperienza e che mette i giocatori professionisti nello stesso calderone dei dilettanti non sono piaciuti ai pro.
Che con le loro basi di fan contribuiscono non poco a decretare il successo o meno di un titolo e i cui risultati, in ogni caso, non possono essere messi in discussione: prtaicamente tutti i player che si sono qualificati nella prima settimana sono professionisti membri di squadre blasonate, segno che esiste una differenza piuttosto netta tra chi gioca per mestiere e chi no.
La nuova sfida per Epic sembra insomma essere quella di bilanciare il successo del suo Fortnite cercando di conservarne lo status di fenomeno pop accessibile a tutti ma senza alienarsi le simpatie degli influencer e dei pro player.