Quello israeliano è soltanto l’ultimo di una serie di tentativi di allunaggio finiti male. Missioni spaziali che non hanno cioè raggiunto il proprio obiettivo. Dal 1958, anno del primo lancio, 135 volte l’uomo ha provato ad avvicinarsi alla Luna: non sempre con l’obiettivo di toccare la superficie, certo, né sempre con l’equipaggio a bordo. Anzi, gli uomini che hanno tentato di posare il piede sul satellite terrestre, di lasciare insomma l’impronta del proprio scarpone, sono pochissimi.
Gli Usa i primi a provarci, i russi a riuscirci
Per un anno abbondante, da agosto 1958 a settembre del ‘59, ogni tentativo fu vano. A provarci per primi furono gli Stati Uniti, immediatamente seguiti dall’Unione Sovietica desiderosa di affermare la propria superiorità: una gara sì tecnologica, ma soprattutto una sfida politica tra le due potenze vincitrici della seconda guerra mondiale che si stavano sfidando in quel lungo conflitto senza armi chiamato guerra fredda.
Gli esperimenti sovietici di quell’anno, a parte la sonda Luna 1 che mancò l’obiettivo di circa 6 mila chilometri finendo in un’orbita tra Marte e Terra, durarono tutti pochi secondi. Quelli statunitensi non andarono molto meglio: certo, i Pioneer viaggiarono più a lungo, ma nessuno arrivò davvero vicino alla Luna. Fu così Mosca la prima a centrare il bersaglio: merito di Luna 2, lanciata il 12 settembre del 1959. La sonda andò a impattare la superficie lunare nel Mare della Serenità.
Tre anni più tardi, nel 1962, anche Washington avrebbe colpito la Luna, anche se involontariamente: Ranger 4, questo il nome della sonda a stelle e strisce, non era stata programmata per schiantarsi al suolo; era partita con l’intenzione di raccogliere dati e trasmettere foto dello Spazio, ma un problema di alimentazione la fece precipitare.
Dopo l’impatto, i tentativi di allunaggio delicati
L’Urss, insomma, ce l’aveva fatta e gli Stati Uniti ancora no: fino a quel momento, invece di puntare a schiantare le proprie sonde sulla Luna, Washington aveva in verità cercato di raggiungere l’orbita e raccogliere informazioni. Ranger 4 aveva allunato, sì, ma in maniera rocambolesca. Per questo motivo, a a metà degli anni ‘60, l’esigenza era riuscirci nuovamente. Missione compiuta nel ‘64, quando la Nasa portò la sua Ranger 7 a impattare la superficie del satellite.
A quel punto, però, Mosca stava già cercando di avanzare nelle scoperte: l’obiettivo era diventato quello di allunare dolcemente, non più di impattare e basta. Ci vollero una dozzina di tentativi, ma alla fine Luna 9 si accomodò sulla superficie senza distruggersi: era il 3 febbraio del 1966.
Gli Usa corsero ai ripari, replicando l’esito pochi mesi più tardi. Ma nel frattempo l’Unione Sovietica era già riuscita a far innestare una propria sonda nell’orbita lunare (Luna 10). Poco più tardi, dal Cosmodromo di Bajkonur, con la sovietica Zond 5 decollarono anche tartarughe, insetti e piante: la prima volta delle specie viventi nello Spazio.
Quel lancio, che sembrò rivelare l’imminente sbarco dell’uomo, fu in realtà uno degli ultimi successi sovietici: da quel momento in poi lo Spazio fu terreno di conquista degli Stati Uniti. La Nasa spedì, per prima, in orbita un equipaggio, poi lo fece passeggiare sulla superficie (nel ‘69, con Armstrong e Aldrin), infine replicò i lanci per altre cinque volte. Gli allunaggi umani, alla fine, furono sei. Dodici gli uomini a posare piede sulla Luna, mai nessun sovietico.
Schiantarsi, avvicinarsi o atterrare dolcemente? Gli altri tentativi
Il duopolio Usa-Urss finì nel 1990 con le prime missioni giapponesi: Tokyo, che non è mai riuscita a posare una propria sonda sulla superficie lunare, ha però completato il viaggio intorno all’orbita del satellite. Non è l’unico Paese, insieme ai due rivali storici, a essersi avvicinato così tanto all’obiettivo: il club comprende infatti sette membri.
C’è l’Unione europea, che nel 2003 mandò Smart-1 a gravitare attorno alla Luna; c’è l’India che, oltre all’orbita, ha anche colpito la Luna con la sua sonda (disintegrandola) nel 2008; c’è Israele, con il tentativo recentemente fallito di approdare con delicatezza sulla superficie; e c’è la Cina, l’unico altro Paese capace di posare una sonda sulla Luna senza distruggerla. Un successo recente: Chang’e 3, approdata nel 2013, seguita da Chang’e 4 che non più tardi di dicembre 2018 ha raggiunto il lato invisibile dalla Terra.
Fallimenti, record, successi: tutto in attesa che l’uomo provi a tornare sulla Luna; potrebbe capitare presto, già nel giro di cinque o dieci anni. L’attrazione per lo spazio è tornata e con lei il sogno di fare come Yuri Gagarin: lasciarsi la Terra alle spalle e ammirare da lontano la sfera blu sulla quale normalmente viviamo. Accadeva per la prima volta 58 anni fa, nel 1961: il sovietico fu il primo uomo a viaggiare nell’orbita terrestre. Ogni anno, per questo motivo, il 12 aprile si celebra la Giornata Internazionale dei viaggi dell’uomo nello Spazio.