Battisti ha ammesso per la prima volta i 4 omicidi per cui era stato condannato

Alberto PIZZOLI / AFP
  -  Cesare Battisti all'arrivo a Ciampino
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Chi erano le vittime di Battisti

  • Antonio Santoro, maresciallo degli agenti di custodia di Udine, fu ucciso da Battisti il 6 giugno 1978. Santoro era accusato dai Pac di maltrattamenti ai danni di detenuti, in seguito ad inchieste giornalistiche specie del quotidiano Lotta Continua, che lo accusarono di abuso d'ufficio e abuso di potere. Pietro Mutti, collaboratore di giustizia ed ex militante ai Pac, testimoniò che Battisti e Enrica Migliorati (anche lei dei Pac) attesero la vittima davanti all'uscio di casa fingendosi fidanzati. Poi al sopraggiungere di Santoro, Battisti gli sparò alle spalle tre colpi di cui due mortali alla nuca. Nel volantino di rivendicazione, intitolato Contro i lager di Stato, i Pac scrissero che l'istituzione carceraria andava distrutta perché "ha una funzione di annientamento del proletariato prigioniero" e di "strumento di repressione e tortura".
  • Il 16 febbraio 1979, nel giro di poche ore, furono uccisi il gioielliere Pierluigi Torregiani a Milano (suo figlio Alberto venne colpito nella sparatoria dal padre per errore e perse l'uso della gambe) e il macellaio Lino Sabbadin a Mestre. Entrambi erano ritenuti dai Pac​ responsabili della morte di due rapinatori a cui avevano sparato per difendersi. Per il delitto di Torregiani, Cesare Battisti fu condannato in quanto mandante e ideatore. Nel caso Sabbadin fu accusato di aver fornito "copertura armata". Il figlio del macellaio, Adriano Sabbadin, raccontò che a sparare al padre per primo fu Diego Giacomini, terrorista veneziano, ma poi Battisti "lo colpì di nuovo quando era già a terra; fecero allontanare i clienti e poi spararono ancora. Crivellarono mio padre senza alcuna pietà".
  • Andrea Campagna, agente calabrese della Digos di Milano, fu ucciso il 19 aprile 1979 con cinque colpi di pistola nella zona della Barona. Fu freddato di fronte al portone dell'abitazione della sua fidanzata, mentre si accingeva a salire in auto per accompagnare il futuro suocero al lavoro. Una telefonata al Secolo XIX rivendicò l'omicidio a nome dei Proletari armati per il comunismo definendolo un "torturatore di proletari" anche se in realtà l'agente svolgeva mansioni da autista presso la Digos. Di questo delitto Battisti venne accusato di essere stato l'esecutore materiale insieme a Claudio Lavazza, Paola Filippi, Luigi Bergamin e Gabriele Grimaldi.
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