Li chiamiamo ‘infrarossi’ perché sono radiazioni con una frequenza inferiore (infra significa proprio ‘sotto’) a quella del rosso, il colore che ha quella più bassa tra le sfumature visibili naturalmente. Sono quindi onde più lunghe di quelle che l’occhio umano riesce a cogliere (il nostro spettro visibile è compreso tra 430 e 770 nanometri), eppure sono dappertutto, ci circondano: l’uomo le emette, la stessa cosa fanno gli animali e gli oggetti le possono riflettere.
Finora sfuggono ai nostri occhi, ma forse in futuro la situazione potrebbe cambiare: dieci ricercatori cinesi hanno infatti osservato che, iniettando negli occhi di alcuni topi speciali nanoparticelle di conversione di fotorecettori oculari appositamente messe a punto, i piccoli roditori riuscivano a vedere anche le radiazioni infrarosse.
Come funziona? Bisogna ‘accorciare’ la lunghezza d’onda
Gli esiti della ricerca, condotta da Tian Xue e Jin Bao dell’università di Scienze e tecnologia della Cina e da Gang Han della Medical School dell’università del Massachusetts, sono stati pubblicati sulla rivista Cell a fine febbraio.
"Quando la luce entra nell'occhio e colpisce la retina, i coni e i bastoncelli (cioè i fotorecettori oculari, che di base sono neuroni) assorbono i fotoni con lunghezze d'onda della luce visibili e inviano segnali bioelettrici corrispondenti al cervello", le parole di Han riportate da Science Daily. Con gli infrarossi questo non accade, perché le onde sono troppo lunghe per essere assorbite. Per questa ragione i ricercatori hanno sviluppato nanoparticelle in grado di legarsi “alle cellule dei fotorecettori e agire come piccoli trasduttori di luce”, cioè trasformandola.
In questo modo, quando la luce infrarossa colpisce la retina, le nanoparticelle correggono le lunghezze d’onda e ne emettono di “più corte”, che rientrano cioè “nell'intervallo di luce visibile” dall’occhio umano.
“Le nanoparticelle sono sicure”, assicurano gli scienziati
Ciò che oggi sfugge agli occhi, insomma, potrebbe diventare visibile. “Nel nostro esperimento le nanoparticelle hanno assorbito luce con lunghezza d’onda di 980 nanometri, trasformandola in una da 535”. Raggi prima andati perduti si sono trasformati in qualcosa che ai nostri somiglia al verde, commentano i ricercatori.
Di strumenti in grado di consentire la vista a infrarossi ne esistono già, come gli occhiali per la visione notturna, ma è la prima volta che questi raggi diventano visibili senza l’utilizzo di macchinari esterni. “Questo approccio offre numerosi vantaggi rispetto ai dispositivi optoelettronici attualmente utilizzati – spiega il team di ricercatori – Per esempio non serve energia esterna di alimentazione ed è compatibile con altre attività umane”.
L’effetto, che dura circa dieci settimane, sembra non provocare danni alla salute degli occhi. Gli scienziati hanno già chiesto il brevetto per la loro scoperta, e ora probabilmente proseguiranno gli esperimenti: le applicazioni futuribili del loro lavoro potrebbero essere particolarmente ghiotte per l’industria militare.