Si chiama Angelo Peveri ed è stato condannato per aver sparato a un ladro, l'uomo che oggi pomeriggio il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è andato a trovare nel carcere di Piacenza. La visita del ministro nella casa circondariale è durata circa un'ora, Salvini era con alcuni esponenti emiliani della Lega, con il direttore del carcere, il prefetto e il questore di Piacenza e ha incontrato anche i familiari di Peveri.
Pochi giorni fa la Cassazione ha confermato la condanna a più di 4 anni per tentato omicidio dell'imprenditore e del suo dipendente Gheorge Botezatu dopo che, nell'ottobre del 2011, Peveri sparò a dei romeni che erano entrati nel cantiere della sua azienda a Borgonovo, nel piacentino. L'imprenditore colpì con il suo fucile a pompa Dorel Jucan, attualmente facchino impiegato nella logistica piacentina e ai tempi dei fatti disoccupato e incensurato, ma sorpreso da Peveri mentre cercava di rubare del gasolio da un escavatore nel greto del torrente Tidone. Non era la prima volta che l'azienda di Peveri subiva un furto e i ladri, alla fine, patteggiarono una condanna a 10 mesi. Sulla testa di Peveri pende anche una richiesta di risarcimento danni da parte dei ladri.
Salvini: "Pronti a chiedere la grazia"
"Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile, dal mio punto di vista non doveva nemmeno entrarci", ha detto il ministro dell'Interno al termine della visita, "ho trovato una persona per bene, da italiano la sensazione è di qualcosa che non è giusto perché che sia in galera un imprenditore che si è difeso dopo 100 furti e rapine e sia a spasso il rapinatore in attesa del risarcimento danni, questo mi dice che bisogna cambiare presto e bene le leggi".
Il ministro ha poi rivelato: "Abbiamo parlato del suo lavoro, ha dieci cantieri in dieci città, due figli che li devono portare avanti e due operai in meno". E sulla legittima difesa "la legge che approveremo non guarda indietro ma avanti. Non è l'invito a nessuno a farsi giustizia da solo, ma se vengo aggredito o minacciato nella mia azienda o a casa mia ho diritto di difendermi senza passare 9 anni nei tribunali di mezza Italia, mi sembra il minimo del buon senso".
"Andai da Mattarella per Monella, l'imprenditore bergamasco che subì una vicenda simile, ora prima voglio parlare con l'avvocato per capire come intendono muoversi e se servirà andrò dal presidente della Repubblica, non ho mica problemi", ha poi risposto Salvini a chi gli chiedeva se intenda chiedere la grazia al presidente della Repubblica per l'imprenditore.
L'Anm all'attacco: "Delegittima il sistema giudiziario"
"Le decisioni in merito alle modalità e alla durata di una pena detentiva spettano non al Ministro dell'Interno, che oggi ha fatto visita a un detenuto condannato con sentenza passata in giudicato, ma solo alla magistratura, che emette le sentenze in modo rigoroso e applicando le leggi dello Stato", sottolinea l'Associazione Nazionale Magistrati, "ogni tentativo di stravolgere queste regole rende un cattivo servizio e veicola una messaggio sbagliato ai cittadini, viola le prerogative della magistratura, delegittima il sistema giudiziario ed è contrario allo Stato di diritto e ai principi costituzionali, al cui rispetto dovrebbero concorrere tutti, specialmente chi ricopre importanti incarichi di Governo".