Sono "pronte" le motovedette promesse dall'Italia alla Libia. Lo ha affermato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, in un'intervista a Il Corriere della Sera. "Le motovedette che erano state assegnate alla Libia con un mio decreto del luglio scorso sono state rimesse in efficienza e poco prima di Natale è stato ultimato il periodo di formazione dei loro equipaggi. In più sono in via di completamento tutte le altre procedure e sta per essere firmata un'intesa con le autorità di Tripoli. Dunque, entro poche settimane i mezzi saranno concretamente a loro disposizione e questo significherà ancora meno partenze e meno morti nel Mediterraneo" ha detto Toninelli.
Il ministro ha ribadito la sua fiducia alla politica migratoria del governo: "I dati ci confortano - ha affermato - Dal primo gennaio i migranti sbarcati in Italia sono meno di 200, lo scorso anno, nello stesso periodo, erano oltre 2700. Meno barconi partono e sempre meno morti avremo in mare. Dobbiamo lavorare per azzerare questo dato". Secondo il ministro la destabilizzazione della Libia "ha una causa precisa che risale alle bombe di Sarkozy del 2011".
"Bisogna lavorare alla radice dei flussi migratori" ha spiegato. "Per esempio la Convenzione di Amburgo. Se esistono una zona Sar libica e una Guardia Costiera libica, non è perché me le sono inventate io o questo governo. Si tratta di progetti che fanno capo all'Organizzazione marittima internazionale e alla Ue e che vedono la nostra Guardia costiera in posizione di leadership rispetto all'obiettivo di attrezzare Tripoli con mezzi e addestramento adatti a far fronte alle loro incombenze nel Mediterraneo".
Sul suggerimento di Di Battista di portare i migranti a Marsiglia, il ministro ha risposto: "Il tema sacrosanto posto da Di Battista è legato alle responsabilità storiche dei governi francesi e alla necessità di una solidarietà europea che oggi dalle parti di Parigi non si vede affatto. Forse solo un incidente diplomatico potrebbe far capire a tutta l'Europa che occorre occuparsi delle cause dei flussi migratori e non solo degli effetti". "Certe politiche neocoloniali, per esempio sul fronte monetario, contribuiscono a mantenere in condizione di minorità molti Paesi africani" ha aggiunto.