"Per il titolo di #Libero di oggi avviata segnalazione disciplinare". Lo scrive sul suo profilo Twitter l'Ordine nazionale dei giornalisti, che riporta una nota del suo presidente Carlo Verna. Il riferimento è al titolo del quotidiano diretto da Vittorio Feltri che oggi in edicola ha dedicato la sua apertura al fatto che le principali cariche istituzionali siano occupati da politici del Sud, chiamando in causa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, siciliano, il premier Conte, pugliese e i campani Lugi Di Maio (vicepremier) e Roberto Fico (presidente della Camera).
Ma, prosegue il tweet "è inaccettabile la strumentalizzazione nel commento del vicepremier Di Maio, La nota del presidente dell'Ordine dei #Giornalisti".
Il riferimento al vicepremier è perché in mattinata Di Maio era partito all'attacco del quotidiano via Twitter, definendolo il "giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni". "Ecco - prosegue il vicepremier e capo politico M5s - la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi! Tranquilli abbiamo già iniziato a togliergliene da quest'anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero", assicura. "P.S. - aggiunge - l'Odg rimarrà di nuovo in silenzio?". Odg che stavolta non è rimasto in silenzio.
"Il titolo odierno di apertura del quotidiano Libero, dedicato ai "terroni" ai vertici delle istituzioni, non può essere considerato una provocazione e neanche un divertissement. Senza voler invadere le competenze dell'Ordine dei giornalisti in materia deontologica, è semplicemente inaccettabile perché in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione e anche con i principi della Carta di Roma, alla quale la Federazione nazionale della Stampa italiana ha aderito".
Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), che definiscono però "altrettanto inaccettabile l'esultanza del vicepremier Luigi Di Maio per il taglio del fondo per l'editoria, che non colpira' soltanto Libero, ma anche tante altre testate, assestando un colpo mortale al pluralismo dell'informazione e al mercato del lavoro.