Una finale di Supercoppa nata male. Ma come finirà?

paolo borrometi
 Afp - Gaetano Miccichè

Una Supercoppa “nata” male e sulla quale l’UsigRai, appoggiata dalla Fnsi, ha fatto le barricate sin da subito. All’indomani dall’omicidio di Jamal Khashoggi, il segretario del sindacato dei giornalisti Rai, Vittorio Di Trapani, è stato il primo a promuovere la protesta e l’indignazione nei confronti dei principi sauditi.

La protesta venne formalizzata anche con l’invio di una formale lettera alla Lega Calcio ed alle società Juventus e Milan, alla quale hanno poi risposto sia il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che l’omologo rossonero, Paolo Scaroni. Risposte che l’UsigRai ha ritenuto “profondamente insoddisfacenti”.

Il 6 dicembre, alla notizia della vendita ufficiale dei biglietti, l’UsigRai ha diramato una nuova nota affermando che “per la Lega Calcio i soldi contano più dei diritti civili. I milioni di euro messi sul piatto dal regime saudita hanno convinto il calcio italiano a girarsi dall’altra parte. A ignorare le notizie – spiegava Di Trapani - sul brutale assassinio del giornalista Jamal Khashoggi che chiamano in causa il principe ereditario saudita, che molto probabilmente sarà anche presente allo stadio per assistere alla partita. Ecco come il calcio italiano onora la Dichiarazione universale dei diritti umani alla vigilia del suo 70 esimo anniversario”.

Parole dure. Ma il “peggio” doveva ancora avvenire. La bufera si è scatenata appena qualche ora dopo il giorno di Capodanno. È ancora una volta Vittorio Di Trapani che, tramite il suo profilo Twitter, fa scoppiare il caso sui posti allo stadio che discriminano le donne.


“Ecco il comunicato ufficiale della @SerieA per la vendita dei biglietti della #Supercoppa in #ArabiaSaudita. @SerieA – scrive Di Trapani - prova vergogna nell'accettare che esistano settori dello stadio "riservati agli uomini"? Per 7mln€ la @SerieA accetta regole contrarie alla nostra #Costituzione?”.

Laddove il caso Khashoggi non era riuscito a smuovere le sonnolenti coscienze italiane, il caso “donne allo stadio” sì.

Nel comunicato della Lega di Serie A si legge: “I settori indicati come ‘singles’ sono riservati agli uomini, i settori indicati come ‘families’ sono misti per uomini e donne”. Parole inaccettabili per la nostra Costituzione, che sembrano mortificare i diritti umani e la decenza sull'altare dei soldi. Se la Lega di Serie A non interviene, se le squadre di Juventus e Milan non intervengono, lo faccia il nostro Governo.

L’ultima parola spetta alla Lega di Serie A, ma il Presidente Miccichè ha già fatto sapere che decideranno le istituzioni. Ma l’autonomia della Lega dal Governo dove sarebbe? Questa, insieme a tante altre, sono le domande da risolvere. In una Supercoppa che aspetta di capire in quale Paese verrà alzata al cielo.

Vai all'articolo…