Tre giorni di aria irrespirabile - come se quella di Milano non fosse già abbastanza inquinata - dalla periferia fino in piazza Duomo. Un incendio che ha ridotto ad un ammasso nero e maleodorante 16 mila metri cubi di rifiuti. Di che genere lo dovrà scoprire una perizia disposta dalla pm Donata Costa, che lavora all’indagine per incendio doloso insieme alla Dda (che analizza invece il traffico illecito).
Il rogo alla Ipb scoppiato domenica sera in via Chiasserini 21 a Milano, probabilmente non è fra i peggiori degli ultimi anni in città (nel luglio 2017 quello ad una discarica del quartiere Bruzzano) ma è sicuramente quello che ha provocato la psicosi più diffusa.
Manca il vento, Milano soffoca
La colpa è dell’odore acre, come di plastica bruciata - ed in effetti nella massa andata a fuoco sono stati sicuramente individuati gomma piuma, legno e stracci - che ha ricoperto il capoluogo: colpa dei venti di debole intensità che invece di disperderlo lo hanno spalmato sulla superficie, e dell’alta pressione che lo ha schiacciato al suolo.
Per tre giorni sul tram, al bar, sui luoghi di lavoro non si è parlato d’altro. Le più spaventate erano le mamme: nelle chat scolastiche si rincorrevano le domande e gli allarmi, con la paura di far uscire i bambini di casa. Alle fermate dei mezzi pubblici persone con sciarpe portate al naso o mascherine: soprattutto nelle farmacie del centro la vendita ha registrato un picco, sebbene i farmacisti abbiano subito fatto presente che la protezione sarebbe stata più psicologica che reale.
Tredici squadre di pompieri
Tutto comincia domenica sera alle 20:30, quando l’allarme dei vigili del fuoco segnala una colonna di fumo alta nel cielo e un rogo che ha divorato il capannone di via Dante Chiasserini fin sul tetto. Da quel momento 13 squadre di pompieri con turnazioni di 4 ore lavorano ininterrottamente.
Già lunedì si annuncia che “l’incendio durerà ancora tanto. Parliamo di giorni. I prodotti della combustione circoleranno ancora tanto tempo”. Lo dice Dante Pellicano, direttore regionale dei vigili del fuoco della Lombardia. “È un grande lavoro quello che stanno facendo i pompieri perché è un incendio di grandi dimensioni” prosegue.
Un deposito che avrebbe dovuto essere vuoto
Nel frattempo arrivano le raccomandazioni dell’assessore all’Ambiente, Marco Granelli: “Tenere le finestre chiuse. Non portare i bambini al parco, soprattutto nelle aree limitrofe. Non mangiare le verdure degli orti urbani” presenti e abbondanti in quella periferia di città.
Nel pomeriggio di lunedì il primo sopralluogo di Comune, Regione, Arpa, Città metropolitana e protezione civile. La vicenda della ditta di smaltimenti comincia a delinearsi: c’era stato il giovedì precedente un sopralluogo della città metropolitana nei locali dell I.p.b. Srl, a Quarto Oggiaro, alle porte di Milano, per verificare lo stato dei locali dove venivano stoccati i rifiuti. Alla società I.p.B. Srl era subentrata la I.p.b. Italia, come affittuaria dei locali; la nuova società aveva chiesto il permesso all’autorità metropolitana per le volture nelle autorizzazioni e dunque per subentrare nel trattamento dei materiali. Tuttavia non l’aveva ricevuta per la mancanza di una fideiussione necessaria per coprire eventuali danni ambientali: il diniego ufficiale sarebbe arrivato dopo un mese.
Per questo motivo i tecnici insieme alla polizia locale avevano deciso il sopralluogo e lo avevano svolto: il deposito avrebbe dovuto essere vuoto, invece era già pieno di rifiuti, in particolare gomma piuma, stracci e plastica. Poi domenica sera il rogo. Fin da subito appare chiara la natura dolosa dell’incendio, anche dalla ricostruzione fatta ai cronisti dall’assessore all’Ambiente della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo. Ancora più decisa la vicesindaco e assessora alla sicurezza del Comune di Milano, Anna Scavuzzo che taglia corto: “In quel deposito non doveva esserci nulla”.
“Potrebbe esserci il dolo”
E mentre sui social si rincorre il tam tam sull’aria irrespirabile, ai piani alti si parla di “Terra dei fuochi in Lombardia”, lo fa persino il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. La reazione da parte dei politici locali è netta: “La Lombardia non è una terra dei fuochi”, ha ribadito, arrivando all’assemblea di Assolombarda, il governatore Attilio Fontana. Parlare di terra dei fuochi secondo lui “è una semplificazione giornalistica sbagliata. Non lo dico io, ma lo dice anche il dottor Pennisi del polo criminalità ambientale della Dia che si tratta di reati differenti" ha spiegato Fontana. "Guardiamo il problema nella sua gravità - ha aggiunto - qui non si tratta di malavita organizzata, ma di fatti singoli che sono anche più difficili da perseguire”.
Secondo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, “bisogna sottolineare due fatti. Il primo è che lì i rifiuti non potevano esser stoccati, il secondo è che, non nascondiamoci dietro un dito, l'incendio potrebbe essere doloso e i responsabili vanno identificati e colpiti in modo esemplare perché Milano lo chiede.
La salute non è in pericolo
Nel frattempo, oggi pomeriggio sono arrivate le rassicurazioni sul pericolo salute. "I primi campionamenti effettuati dall'Arpa danno risultati tranquillizzanti: i valori dei composti organici volatili e le ipa (idrocarburi nocivi per la salute) sono in linea con valori di norma”, ha comunicato l’assessore all'Ambiente di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, nel corso del punto stampa che si è tenuto proprio in via Chiasserini, di fianco alla montagna di spazzatura ancora fumante.
Il valore delle diossine è di 0,5 picogrammi per metro cubo. Ma secondo l'Oms "quantità in misure superiori a 0,3 respirate per un anno continuamente possono essere pericolose", quindi "siamo nella fascia medio-bassa" ha proseguito Cattaneo. Questo valore rispetto ad incendi analoghi "è' più basso": infatti in quello di Bruzzano del luglio 2017 il livello era 98, in quello di Corteolona, in provincia di Pavia era 11,9. "Ci aspettiamo però che il livello nei campionamenti successivi anche a causa di condizioni atmosferiche cresca ma rimanendo largamente al di sotto di casi analoghi comunque largamente inferiore a 10 e rientreranno in 2-4 giorni” ha aggiunto.
Un odore che si ricorderà
Le precauzioni però non son mai troppe: Granelli, assessore all’Ambiente del Comune ha invitato comunque “a tenere chiuse le finestre e a stare all'esterno il meno possibile fino a domani sera” ovvero venerdì 19 ottobre. Per organizzare una corsa, un pranzo all'aperto o una manifestazione “si aspetti dal weekend in poi. I dati non ci danno preoccupazione ma è bene evitare queste cose fino a sabato, se non altro per il fastidio del cattivo odore".
"L'odore" sprigionato dalla combustione, che ha causato disagi alla città "rimarrà presumibilmente fino a domani ma di intensità sempre minore”. Infine una richiesta ai milanesi: “Un po' di pazienza per altre 24 ore”.