Era il 28 aprile del 2016 quando il senatore Maurizio Rossi presentava una interrogazione all’allora ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per denunciare il cedimento dei giunti su Ponte Morandi, che due anni dopo, martedì 14 agosto, cioè oggi, sarebbe crollato a causa – sembra - di una spaccatura strutturale, causando decine di vittime. “Non ho mai ricevuto risposta a quella interrogazione”, dice Rossi contattato telefonicamente dall’Agi.
“Come senatore del gruppo misto mi sono sempre occupato delle infrastrutture della mia regione, la Liguria, che conosco molto bene. Il tema del ponte è sempre stato all’attenzione di tutti i genovesi: il traffico enorme, i centinaia di tir spesso fermi in coda, destavano preoccupazione. La mia interrogazione partiva dalla paura che il ponte venisse bloccato, come ho scritto, mai avrei pensato che potesse collassare, è una cosa impensabile”.
“La situazione viaria della città di Genova e del ponente ligure è da anni critica a causa della carenza di infrastrutture ferroviarie (è noto il binario unico in zona Andora) e autostradale”, esordiva il senatore Rossi nel documento.
“Il viadotto Polcevera dell'autostrada A10, chiamato ponte Morandi - si legge - è una imponente realizzazione lunga 1.182 metri, costituita su 3 piloni in cemento armato che raggiungono i 90 metri di altezza che collega l'autostrada Genova-Milano al tratto Genova-Ventimiglia, attraversando la città sulla Val Polcevera”.
“Recentemente – proseguiva - il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un'opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura. Se non si predispone immediatamente una nuova strategia stradale di più ampio respiro del capoluogo ligure, i mancati lavori di realizzazione della Gronda (opera infrastrutturale relativa alla costruzione d'una nuova autostrada dal capoluogo ligure verso nord, ndr), sommati alla possibile futura chiusura totale o parziale del Ponte Morandi, determinerebbero inevitabilmente il collasso dell'intero sistema viario genovese”.
Il documento restituisce la fotografia di una situazione surreale. Il tratto tra Voltri e Genova che comprende l'uscita per l'Aeroporto e il Ponte Morandi è “fuori dalle normative comunitarie così come altre parti delle autostrade liguri”. Una situazione - dice oggi all'Agi - che "rende necessario creare nuove arterie di collegamento sia ferroviaria – per il trasporto dei container – sia autostradale. Una soluzione sarebbe stata la gronda, un progetto approvato nel 2001 ma i cui lavori non sono mai partiti, per i cambi dei tracciati e per la lentezza delle decisioni politiche"
Il senatore Rossi, nel documento caduto nel vuoto, chiedeva dunque di sapere se Società Autostrade “ritiene di mettere a norma di sicurezza, secondo gli standard europei, la rete autostradale ligure”.
Non solo. Al ministro Delrio venivano richieste altre due delucidazioni: 1) “il dettaglio della attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza del Ponte Morandi, gli interventi che ancora devono essere realizzati, se gli interventi saranno tali da comportare gravi disagi alla circolazione della città e la tempistica di fine lavori”; 2) “se corrisponda al vero che il Ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso, almeno al traffico pesante, entro pochi anni gettando la città nel totale caos”.