L’Italia si adegua alla normativa europea in materia di armi, adottando la direttiva europea 2017/853 del Parlamento europeo e del Consiglio. Il testo in questione, datato 17 maggio 2017, modifica la precedente direttiva 91/477/CEE emanata dal Consiglio delle Comunità Europee e che risale al 1991. Il testo, si legge nel comunicato diffuso l’8 agosto 2018 dal Consiglio dei Ministri, mira ad “armonizzare le condizioni di circolazione delle armi da fuoco e delle loro componenti essenziali all’interno dell’Unione e impone alle legislazioni degli Stati membri di adottare precise cautele”.
Che cosa cambia
Il nuovo decreto legislativo - secondo il sito del ministero dell’Interno - “rimodula le categorie delle armi da fuoco; modifica i criteri di acquisizione e detenzione delle stesse; disciplina le modalità con cui devono essere marcate; prevede forme di controllo e di monitoraggio più stringenti dei titoli di acquisizione e detenzione; armonizza la durata delle autorizzazioni”.
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In attesa della pubblicazione del testo intero del decreto adottato, la prima novità annunciata dal governo riguarda proprio chi acquista l’arma. L’interessato dovrà fornire una “autocertificazione obbligatoria, per ottenere il nulla osta all’acquisto di armi, che attesti di aver avvisato i familiari conviventi maggiorenni, compreso il convivente more uxorio”, cioè il partner con cui si convive pur non essendo sposati. Chi acquista armi avrà quindi l’obbligo di fornire una dichiarazione in cui si garantisce di aver avvisato le persone più vicine con le quali si vive; una precauzione in verità già prevista dal decreto legislativo 204 del 2010 ma che ora verrà finalmente messa in pratica.
Il provvedimento vuole ostacolare le violenze e le morti causate dalle armi da fuoco, che in Europa hanno raggiunto quota 6.700 vittime ogni anno. In Italia, secondo i dati di Flemish Peace Institute, a causa dei proiettili muore in media 1,1 persona ogni centomila abitanti. Tradotto, tra gennaio e dicembre il nostro Paese conta più di 650 vittime tra suicidi e omicidi. Il nuovo decreto sancisce anche “il divieto assoluto di usare armi camuffate o modificate con caratteristiche esteriori di un altro oggetto”.
Armi online sì o no?
Uno dei temi sulla quale si è consumata la battaglia politica tra Partito Democratico e Lega è quello dell’acquisto delle armi online. A questo proposito Gianluca Vinci, il deputato leghista incaricato di curare la relazione alla Camera per i pareri sul recepimento della direttiva europea sulle armi, ha spiegato che l’adozione del testo “si limita a quanto l’Europa sta chiedendo all’Italia senza aggiungere altro”. Niente stravolgimenti per quanto riguarda l’acquisto di armi sul web, insomma: “Il Pd e le forze della sinistra si erano battute contro la detenzione di armi arrivando a dire che avrei autorizzato la vendita online delle armi. È una stupidaggine – ha commentato Vinci - perché serve comunque il possesso di una licenza per la detenzione di armi”.
Nei giorni scorsi il Pd aveva puntato il dito parlando di liberalizzazione delle vendita delle armi su Internet: a questa accusa il deputato del Carroccio replica così: “Quello su cui la Lega ha lavorato è il contratto a distanza, che consente per esempio ai collezionisti di non doversi recare sul posto per acquistare un fucile di pregio. Abbiamo più volte ribadito che non si tratta di un mercato fai-da-te, ma di un meccanismo che prevede la verifica da parte di agenti di pubblica sicurezza”, aggiungendo che “i dettagli saranno resi noti dal ministero”.
A questo proposito la direttiva europea, all’articolo 5ter, prevede che “l'identità e, ove richiesto, l'autorizzazione della persona che acquisisce l'arma da fuoco, i suoi componenti essenziali o le sue munizioni siano controllate prima o al più tardi al momento della consegna a tale persona, da un armaiolo o intermediario autorizzati o in possesso di licenza o da un'autorità pubblica o un suo rappresentante”.
Tracciabilità e pratica sportiva
Un’altra novità introdotta dal decreto armi è la “tracciabilità delle armi per conoscere in modo certo la data di fabbricazione e distruzione dell’arma” allo scopo di “individuare, indagare e analizzare la fabbricazione e il traffico illeciti”. A questo proposito verranno istituiti “archivi” dove registrare “tutte le informazioni relative alle armi da fuoco necessarie alla loro identificazione”. Dati come “il tipo, la marca, il modello, il calibro e il numero di serie di ciascuna arma da fuoco”, “i nomi e gli indirizzi dei fornitori e degli acquirenti o dei detentori dell'arma da fuoco, insieme alle date pertinenti”, e “qualsiasi trasformazione o modifica apportate a un'arma da fuoco”. Inclusa nel pacchetto di riforme c’è anche la riduzione “da sei a cinque anni” della durata “delle licenze di tiro a volo e di caccia di nuova emissione”.
Chi vorrà sparare per passione, insomma, dovrà attrezzarsi per rinnovare i permessi più sovente. Tra gli obblighi, che secondo il portale online Armi e Tiro “potrebbero mettere in serissimo pericolo tutta l'attività agonistica italiana” di tiratori, ci saranno anche limiti all'acquisto di munizioni nell'arco di validità del porto d'armi e la necessità di presentare la certificazione medica ogni cinque anni per chiunque detenga armi comuni da sparo senza porto d’armi. Uniche eccezioni, in questo caso, sono quelle nei confronti dei collezionisti di armi antiche.