Una maglietta rossa per riconoscersi, identificarsi e solidarizzare con quanti utilizzano questo indumento per essere più facilmente individuabili dai soccorsi in mare. Oggi, sette luglio, in tutto il Paese moltissime persone raccolgono l’appello di Don Ciotti, presidente nazionale di Libera e del Gruppo Abele, e indossano un indumento rosso “per fermare l’emorragia di umanità”. Che richiama alle vittime del mare, ultima sfida per chi scappa da guerre e carestie e cerca un approdo sicuro in Europa.
Aveva una maglietta rossa Aylan, il profugo siriano di soli 3 anni ritrovato senza vita sul bagnasciuga della spiaggia turca di Bodrum il 2 settembre 2015. Ma anche i tanti bambini che scappano da guerre e carestie in Africa. Così l’hashtag #magliettarossa diventa tra i più diffusi sui social, dove artisti, giornalisti e scrittori rispondono all’appello, sempre ricordando che la partecipazione deve avvenire nel mondo reale oltre che sul web.
“Faremo tutto quello che serve per continuare a tenere alta l’attenzione su questa tragedia, perché chi urla ottiene sempre più spazio, ma c’è un mondo di persone solidali che vuole parlare di contenuti e soluzioni”, ha spiegato ad Agi Cecilia Sarti Strada, ex presidente di Emergency e autrice del libro “La guerra tra noi” (Rizzoli). “Si sta cercando di screditare il lavoro delle organizzazioni umanitarie e al contempo si dice che si vuole fermare la gente in mare per evitare che diventino vittime di mafie e caporalato. Eppure sono proprio quelle organizzazioni umanitarie che, per la gran parte del tempo, si battono contro la criminalità organizzata e il traffico delle persone”.
Sono state migliaia anche le adesioni di tanti cittadini, associazioni, circoli e parrocchie che stanno postando fin dalle prime ore del mattino le loro magliette rosse. Luigi Ciotti intanto ha partecipato all'iniziativa a Roma nel quartiere San Lorenzo insieme a Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambente, e Giuseppe Demarzo, coordinatore di Numeri Pari.
Ma anche su questa iniziativa non poteva mancare qualche polemica: “Che peccato, in casa non ho trovato neanche una maglietta rossa da esibire oggi…”, ha scritto sarcasticamente su Facebook il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Commento a cui non ha tardato ad arrivare la risposta di don Ciotti: “Gliela porto molto volentieri una maglietta al Viminale, un piccolo gesto, fatto con rispetto”. “Credo che dobbiamo poter incontrarci - ha detto don Ciotti intervistato da Rainews 24 durante la manifestazione di Libera a Roma - per metterci un po' nei panni degli altri. È importante riflettere, porsi delle domande, ragionare, anche nelle diversità. Per evitare queste semplificazioni e queste paure verso il diverso che si stanno diffondendo”.
Hanno aderito all’iniziativa anche Fiorello, Vasco Rossi e Saviano, Fiorella Mannoia, Carlo Lucarelli, Rosy Bindi e il medico di Lampedusa. E vestono in rosso anche il giornalista Sandro Ruotolo, la senatrice del Pd Monica Cirinnà e musicisti come i Modena City Ramblers. Ma a essere illuminati dello stesso colore, secondo quanto riportato da Repubblica, saranno anche il colonnato di Piazza del Plebiscito ed il Maschio Angioino a Napoli, oltre al rifugio del Gran Paradiso, per una solidarietà diffusa in tutto il Paese.
“Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà”, ha scritto Don Ciotti. “Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini”.