Il 2 dicembre del 2016 l’Italia decide di regolamentare la coltivazione e la lavorazione della canapa. Viene varata una legge, la 242, che apre nuove frontiere e nuove possibilità imprenditoriali. Il 2017 è l’anno del “boom”. Non c’è titolo di giornale che non presenti un titolo esplosivo. Nascono le prime aziende, come la EasyJoint, e i negozi si moltiplicano in tutta Italia. La cosiddetta Cannabis Light diventa un prodotto sempre più richiesto.
Quella legge assicura tutele semplici e restrizioni accettabili oltre che incentivi per la coltivazione e per la creazione di impianti di trasformazione. Ma c’è un piccolo problema. Elenca le possibili destinazioni della Canapa: alimenti, profumi, cosmetici, semilavorati per le industrie ma si dimentica di fare riferimento all’uso più discusso: quello ricreativo. E in questo vuoto il mercato dilaga. La Canapa viene venduta come deodorante o come articolo da collezione. E non importa se qualcuno, invece, decide di “accenderlo”. In quella legge, inoltre, c’è un altro problema: non si parla di infiorescenze, la parte della pianta di cannabis che si fuma. Del resto i livelli di THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) permessi, allora lo 0,6%, erano talmente bassi da non avere effetti disturbanti sull’organismo.
La circolare di maggio del Ministero dell’Agricoltura
A fine maggio, il Mipaaf, ha colmato queste lacune. Con una circolare ministeriale ha sottolineato che la coltivazione della canapa “è consentita senza necessità di autorizzazione che viene richiesta solo se la piana ha un tasso di THC di oltre lo 0,2%, come previsto dal regolamento europeo. Qualora la percentuale risulti superiore ma entro il limite dello 0,6% l'agricoltore non ha alcuna responsabilità; in caso venga accertato un tasso superiore allo 0,6% l'autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa". All’interno del testo è presente anche la parola infiorescenze. In poche parole, tutti coloro che avevano deciso di dedicare i loro sforzi in questo business possono finalmente avere una regolamentazione chiara. Anche dal punto di vista della vendita per usi ricreativi. Una trasparenza che aiuta anche tutti quelli che devono fare i controlli e denunciare gli abusi.
Gli esempi di GraceShop e EasyJoint
In un video, Repubblica ha chiesto a due delle principali realtà italiane, Grace e EasyJoint, di fare il punto su questi 18 mesi di vendita. In entrambi i casi il primo elemento che emerge è il fatto che le coltivazioni di infiorescenze siano rigorosamente “Made in Italy” e che la filiera di produzione sia controllata con molta attenzione. La fase di controllo, quella più delicata, non si arresta neanche quando il prodotto arriva in negozio. Del resto, in ballo, c’è un mercato assai promettente. Lo scorso ottobre l’ideatore di EasyJoint, Luca Marola, spiegava che in cinque mesi avevano venduto “tra le 12 e le 14 tonnellate di fiori di canapa, sono sei, otto stadi di San Siro come superficie di coltivazione”. Con un fatturato, come aveva raccontato Agi, che superava il milione di euro.
Cosa si trova all’interno dei negozi
L’offerta è ricchissima. Nel settore alimentare si va dalle uova alla birra, dalla cioccolata ai biscotti, dalle crostate alle tisane al nero afgano. Alcuni prodotti sono realmente a chilometro zero: come il Cannolio, l’olio a base di canapa, fatto proprio da Grace. Ma non finisce qui. Ci sono anche i prodotti per la cosmesi e per il corpo, con le creme per i massaggi e quelle antidolorifiche. Tra quelle più richieste, confida Pietro Cives di Grace, “c’è quella che combatte l’artrosi”. E poi c’è la vendita delle infiorescenze, all’interno dei parametri di legge, che variano per sapore e odore. “Ne abbiamo 10-12 tutte diverse che vengono scelte in base al gusto personale”. Quello che varia maggiormente è la quantità di CBD, ovvero il principio contenuto nella cannabis che non ha effetti psicoattivi, ma soltanto sedativi.
Una clientela fissa
La canapa ha molte proprietà benefiche. È un anti-depressivo, può aiutare contro le convulsioni, rilassa ed è un efficace metodo contro l’insonnia. E chi la prova ne racconta i giovamenti per il corpo, diventando un cliente fisso del negozio. Chi entra, infatti, non appartiene per forza a una fascia d’età giovane e interessata alla parte “ricreativa”. Ci sono molti professionisti che decidono di comprare prodotti a base di canapa. “C’è un approccio positivo da parte del pubblico. Credo che nel prossimo futuro tutti avremo in casa un prodotto a base di canapa”. Che sia alimentare, cosmesi, infiorescenze o solo un articolo da collezione, poco importa. Tutti, prima o poi, entreremo in un negozio così.