Alla fine la nave Aquarius non andrà in Spagna. Saranno navi italiane a portare i 629 migranti, salvati dalla Ong davanti alle coste della Libia, al porto di Valencia, in Spagna, reso disponibile dal premier Pedro Sánchez. Per farlo non compieranno nessuna tappa intermedia e non attraccheranno in nessun porto italiano. Quella del governo, per il comandante De Falco, coordinatore delle operazioni di salvataggio della Costa Concordia e attualmente parlamentare del Movimento 5 Stelle, è stata una scelta che porta l’Italia “ad assistere alle prime crepe del muro di indifferenza che ci aveva lasciati soli. È probabile che questo cambierà le cose”.
La risolutezza “garbata” di Salvini
C’è un aggettivo che De Falco usa per descrivere l’atteggiamento di Matteo Salvini e dell’Italia nei confronti dell’Europa e di Malta. “Risoluto”. Qualcosa che fa pensare ad una presa di posizione decisa, energica, senza tentennamenti. Un cambio di rotta che ha agitato le acque solcate in maniera troppo passiva dai governi precedenti. Per alcuni è stato un messaggio di fierezza e di ardito coraggio, per altri un atteggiamento pericoloso che colpisce i più deboli e i più indifesi. Certo è che per il ministro dell’Interno, quella di ieri, è stata una VITTORIA. Scritta in questo modo, con le lettere in maiuscolo. “Alzare garbatamente la voce paga, cosa che il governo italiano non faceva da anni. Il problema è "stato risolto grazie al - buon cuore - della Spagna ma evidentemente l'Ue non può andare avanti a buon cuore”. Un gesto di solidarietà che è stato apprezzato anche dal Premier, Giuseppe Conte e sostenuto dall’altro pilastro del governo gialloblu, Luigi Di Maio.
Ma l’Italia può davvero chiudere i porti?
Sì, ma a determinate condizioni. Ovvero se il Governo sospetta che sia in corso una violazione delle leggi che ne regolamentano l’utilizzo o se l’arrivo di una nave possa pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello stato costiero”. Questo è quello che dice la convenzione dell’Onu sul diritto del mare che l’Italia ha ratificato nel 1994. Dario Belluccio, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), ha inoltre ricordato, su Internazionale, che “l’Aquarius trasporta dei naufraghi che sono stati soccorsi sotto il coordinamento delle autorità italiane, quindi l’Italia è responsabile per la sorte di queste persone. Sottraendosi a questa responsabilità violerebbe norme e trattati internazionali”.
Il ruolo di Malta qual è?
È stata il bersaglio principale di Roma nel caso Aquarius. L’isola, che si trova a meno di 150 chilometri dalla Sicilia, ha negato alla nave gestita da SOS Méditerranée e Medici Senza Frontiere di approdare sul suo territorio. A causa delle sue ridotte dimensioni, infatti, Malta non sarebbe adeguatamente attrezzata per gestire sbarchi di grandi dimensioni e le successive richieste di protezione internazionale. Molte Ong, facendo appello alla convenzione di Amburgo (1979) sul soccorso marino, si dirigono quindi nel primo porto sicuro che possa garantire tutto ciò. E che si trova in territorio italiano. C’è anche da dire, però, che Malta accoglie un numero molto elevato di migranti. Più dell’Italia se si mette in proporzione il dato degli arrivi con quello complessivo della popolazione.
La “pacchia” e le altre frasi, non tutte precise, di Salvini
Prima della mossa che ha costretto l’Aquarius a stare ferma in mezzo al Mediterraneo per diversi giorni, il leader del Carroccio aveva denunciato i “170 mila presunti profughi che in questo momento stanno guardando la televisione in albergo pagati dagli italiani”. Un’affermazione smentita dal nostro fact-checking ma che aveva spianato il campo ad azioni più concrete, come l’accusa diretta a Malta e alla sua tendenza di dire sempre “no” sul tema dell’accoglienza. Qualche giorno prima, Salvini aveva attaccato anche la Tunisia, colpevole con i suoi frequenti indulti di aver permesso a molti “delinquenti” di arrivare sulle nostre coste. Una frase che partiva da premesse vere ma che, d’altro canto, faceva intendere in maniera scorretta che l’aumento degli sbarchi di tunisini fosse legato a queste forme di perdono che il paese africano adotta con troppa frequenza. Salvini si è dimostrato più attento nel citare invece le cifre che il nostro Paese spende per l’accoglienza dei migranti, più o meno 5 miliardi di euro. Non si tratta però di soldi che vanno solo nell’accoglienza ma che comprendono anche operazioni come il soccorso in mare, la sanità e l’istruzione.
Il dibattito “estremo” online
Quella che ha reagito alle azioni del Ministro dell’Interno è un’Italia divisa a metà. C’è chi ha deciso di rilanciare l’hashtag utilizzato dai leghisti, #chiudiamoiporti, e chi ha deciso di rispondere usando lo stesso linguaggio, #umanitaperta. La narrazione proposta dagli esponenti del governo ha avuto però molti più consensi cavalcando quella linea anti-immigrazione che ormai “sintetizza un'area di enorme consenso” e che è visibile anche nei risultati delle ultime elezioni comunali. Poco sono servite le prese di posizione di esponenti del mondo della cultura come Roberto Saviano e del mondo ecclesiastico, come Monsignor Ravasi.
La soluzione (forse) arriva dalla Libia
Se da una parte il Viminale attende risposte da Bruxelles, dall’altra si muove verso l’altro paese che è responsabile dell’afflusso di migranti verso l’Europa: la Libia. Per questo Matteo Salvini ha deciso, entro fine mese, di preparare una missione che possa permettergli di affrontare con decisione il tema migranti confrontandosi direttamente con Tripoli. Alzerà ancora “garbatamente” la voce?
Ci sono altri che stanno alzando la voce. Contro l'Italia
Vedremo come staranno le cose a fine mese. Di certo, la vicenda dell'Aquarius non finirà con l'arrivo della nave nel porto di Valencia il prossimo week end. Ad alzare la voce, oltre al ministro leghista, è anche la neo ministra della Giustizia spagnola, Dolores Delgado. l'Italia rischia "responsabilità penali internazionali" per la vicenda della nave Aquarius in relazione al rispetto del diritto umanitario, le convenzioni e gli accordi internazionali. "È una questione di umanità, è una questione di generosità, ma anche e fondamentalmente, si tratta di rispettare le convenzioni e i trattati internazionali di cui tutti gli Stati fanno parte", ha detto il ministro in un'intervista a Cadena Ser, aggiungendo che "la violazione di queste convenzioni e trattati internazionali potrebbe determinare responsabilità internazionali". Il diritto umanitario è "essenziale" e che esistono "meccanismi" per perseguirne il mancato rispetto.
Durissimo anche il giudizio del partito di Macron. "Considero vomitevole la linea del governo italiano - ha detto Gabriel Attal, portavoce di 'En Marche' - è inammissibile giocare alla politica con delle vite umane, lo trovo immondo". Intervistato dall'emittente Public Senat, Attal ha aggiunto: "Un pensiero va prima di tutto alle 629 persone che sono sulla nave Aquarius".