Se gli episodi di bullismo nelle scuole si moltiplicano, la responsabilità è soprattutto dei genitori che hanno smesso di educarli. Questa in estrema sintesi la tesi argomentata su La Stampa da Antonio Scurati che si inserisce così nel dibattito sul fenomeno del bullismo e sul botta e risposta scaturito da un ‘Amaca’ di qualche giorno fa di Michele Serra. L’esercizio che secondo lo scrittore, tutti i genitori dovrebbero fare è semplice e consiste nel chiedersi “in quale momento non meglio precisato della seconda metà del secolo scorso, una generazione che aveva ricevuto una severa educazione dai propri padri l’ha rigettata senza sostituirla con un’altra”.
Non si è interrotta la catena di trasmissione di uno specifico modello educativo ma “si è abdicato all’idea stessa che i figli dell’uomo debbano ricevere una qualche educazione”. Da quando il Secondo Dopoguerra europeo si è sbarazzato di tutte le tradizionali istituzioni pedagogiche (esercito, scuola, famiglia, istituzioni politiche, grandi partiti politici di massa), “i genitori non si rispecchiano più nella superficie cristallina della buona educazione ricevuta dai figli ma ritrovano se stessi nello specchio deformante della loro maleducazione sistematica. La sempre più frequente aberrazione di padri che si alleano ai figli nel contrastare o aggredire gli insegnanti è solo la manifestazione più estrema di un’abdicazione vasta”.
A questa scena Scurati contrappone un ricordo personale ma comune alla maggior parte dei genitori di oggi: la vergogna sul volto di sua madre nel momento in cui, decenni fa, la maestra scandì la frase “suo figlio è maleducato”. “Non ricordo nemmeno se lo stigma gettato su di me fosse giustificati, eccessivo o del tutto infondato”. Ma non aveva importanza.