Non c’è contenuto che, per arrivare a un pubblico vasto, possa ignorare il mondo della tecnologia. E non c’è tecnologia che funzioni senza un contenuto di qualità. Una delle caratteristiche principali dell’International Journalism Festival di Perugia è quella di dare voce alle migliori pratiche e ai progetti che hanno, o avranno, un impatto sul futuro delle news. Nel panel organizzato da D-Share, società milanese guidata da Alessandro Vento, che sviluppa prodotti tecnologici editoriali di ultima generazione, i buoni esempi non mancano.
Ci sono le ultime iniziative del Gruppo GEDI, presentate dal managing director Massimo Russo e quelle del gruppo spagnolo Henneo, raccontate dal direttore generale Carlos Nunez Murias. C’è Agi Mobile, l’app presentata dall’Agenzia Italia per una redazione “mobile first” e HARVIS, la piattaforma che permette alle persone di condividere le loro competenze all’interno di una comunità ristretta. Tutti diretti, in regia, da Roberto Bernabò, vice direttore de Il Sole 24 ore.
"Tech is content"
“La verità è che la tecnologia ci costringe a innovare di continuo”. Massimo Russo racconta le migliori esperienze d’innovazione portate avanti dal Gruppo Gedi, editore dei quotidiani la Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX e diversi quotidiani locali. Dalla piattaforma “Noi MV”, realizzata in collaborazione con il Messaggero Veneto, a “Come è profondo il mare”, la web series verticale nata dalle riprese fatte dai migranti durante il viaggio verso l’Europa.
Ma le migliorie esperienziali per gli utenti passano anche da piccoli e decisivi accorgimenti, come il caricamento della home page: “La velocità di caricamento è uno degli elementi fondamentali nella costruzione della nuova Repubblica. Un terzo degli utenti ora vede la home in meno di due secondi. Ed entro quattro la vedono tutti. È fondamentale perché una fruizione più rapida migliora anche il contenuto”.
Commistione di saperi: il gruppo Henneo
Parliamo del settimo gruppo editoriale spagnolo per fatturato. Un gruppo con oltre 1.400 dipendenti e che opera nell’ambito dei media locali e dei nuovi media ma anche nello sviluppo di tecnologie innovative e alla produzione di contenuti per tutti i gruppi editoriali. Queste aree però non sono separate ma lavorano insieme, contaminandosi e mettendo a disposizione competenze diverse: “Evitiamo di crescere in comportamenti stagni come i media del passato. I nostri giornalisti dialogano con gli esperti di big data, gli ingegneri si interfacciano con chi sviluppa sistemi legati al mondo dell’intelligenza artificiale. E tutti i prodotti che sviluppiamo, soprattutto grazie a operazioni di machine learning, li rivendiamo ad altri attori che operano nello stesso nostro palcoscenico” dice Carlos Nunez Murias, direttore generale.
L’obiettico è chiaro: fare business sviluppando nuovi modelli facendo crescere, allo stesso tempo, l’intero sistema editoriale.
Partecipare attivamente per il bene delle comunità: Harvis
Andrew DeVigal insegna all’Università dell’Oregon ma ha un passato come editor al New York Times dove si occupava di giornalismo multimediale e nuove tecnologie legate al mondo dell’informazione. Con alcuni soci ha creato Harvis una piattaforma web che permette alle persone, partendo da un’esperienza collettiva come la visione di un film o di un documentario, di di esprimere il proprio pensiero, la propria emotività, le proprie competenze.
Usando Harvis, chi si occupa di storie, può dunque capire meglio quali possono essere le questioni e i bisogni di una determinata comunità, agendo di conseguenza: “In questo modo utilizziamo la tecnologia per dare vita a storie che una determinata comunità condivide e a cui può attivamente partecipare”.
Agi Mobile
Abbiamo già raccontato, in questi giorni, l’app che l’Agenzia Italia ha creato per i propri giornalisti, per i propri abbonati e per i freelance. Ma come racconta il condirettore Marco Pratellesi si tratta di un processo partito un anno fa. “Quando io e Riccardo Luna siamo arrivati all’Agi, ci siamo chiesti - cosa serve ai nostri abbonati? -. E non c’era una sola risposta a quella domanda: serviva maggiore qualità, maggiore velocità, e un risparmio nei costi. “Una possibilità era quella di puntare sulla tecnologia”.
Anche ricercando chi era in grado di portarla in un sistema complesso come un’Agenzia: “Trasformarci in una realtà mobile first significava trasportare Agi all’interno di uno smartphone. E lo abbiamo fatto portando il csm in tutti i dispositivi mobili, grazie alla collaborazione con D-Share. Abbiamo cioè permesso ai nostri giornalisti di inviare una breaking news come fosse un tweet”. Innovando e, contemporaneamente, ascoltando le necessità dei clienti.