E' un delitto risolto a metà quello di Carlo Novembrini, 50 anni, ex sorvegliato speciale, e della compagna Maria Rosa Fortini, di dieci anni più giovane, assassinati ieri sera a Caravaggio (Bergamo) nella sala slot 'Gold Cherry'.
A ucciderli e' stato Maurizio Novembrini, fratello di Carlo, fermato dai carabinieri con un colpo ancora in canna nella pistola semiautomatica calibro 9 dalla quale sono partiti i 5 colpi (uno trovato integro), nella notte, poche ore dopo la sua entrata a volto scoperto nel locale pieno di gente.
Resta da risolvere il movente. "Non c'è nessuna evidenza investigativa - dicono fonti dei carabinieri - che lo riconduca alla scoperta da parte di Carlo Novembrini di una relazione tra la sua ex moglie e il fratello". Al momento, l'ipotesi passionale viene quindi definita "romanzesca". Chiara invece la dinamica dell'omicidio, ripreso dalle telecamere della sala slot e del parcheggio. Per gli inquirenti, coordinati dal procuratore di Bergamo, Gianluigi Dettori, siamo di fronte a "un'esecuzione con modalità mafiose" e "paramilitari".
L'assassino entra nella sala giochi e spara al fratello che cade a terra, poi la sua compagna gli si getta addosso e viene freddata anche lei. Dopo essersi allontanato dai due, Maurizio Novembrini torna indietro per accertarsi di avere ultimato il 'lavoro', elemento che, viene sottolineato in ambienti investigativi, evidenzia la "spregiudicatezza" della sua azione.
Sentito in un primo momento dai carabinieri di Treviglio, guidati dal capitano Davide Papasodaro, il killer, che ha dei precedenti, fa qualche parziale ammissione con riferimento anche ai dissidi familiari, ma quando arriva il suo legale, l'avvocato Paolo Birolini, decide di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Da approfondire il ruolo della sorella di vittima e carnefice, non indagata, che accompagna Maurizio nel locale, ma cerca di proteggere l'altro fratello. Per ricostruire il movente, i carabinieri stanno intanto riscrivendo l'importante pedigree criminale dei Novembrini, a cominciare da quello di Maurizio, da giovanissimo legato al clan dei Madonia a Gela e in carcere con il 41 bis.
Difficile che indicazioni utili provengano dai parenti. "Non si sono viste lacrime in caserma da parte dei familiari chiamati a testimoniare", afferma un inquirente, sottolineando il clima di omertà. Nei prossimi giorni, il killer verrà sentito dal gip per la convalida del fermo disposto con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione, dall'utilizzo di un'arma clandestina e dall'aver commesso il fatto ai danni di un congiunto.