Basta giustificazioni per gli studenti ritardatari. Erano troppi e gli ‘intoppi’ avvenivano troppo di frequente. E così il preside del liceo scientifico “Pitagora” di Selargius, in provincia di Cagliari, ha introdotto una punizione: chi arriva dopo le 8.35 dovrà versare 2 euro sul conto corrente della scuola.
Non è una multa, precisa Salvatore Angius, ma il costo del servizio dell’assistenza nell’ora in cui sotto il controllo vigile di un operatore, lo studente ritardatario dovrà attendere in biblioteca la campanella dell’ora successiva. Angius non teme le proteste dei genitori, si legge sul Fatto Quotidiano.
La nuova misura, approvata dall’intero collegio dei docenti, è stata riportata nero su bianco nell’articolo quattro del regolamento d’istituto che cita: “I ritardatari, ad eccezione dei pendolari autorizzati, dovranno attendere nell’atrio e verranno affidati, per l’assistenza, alla cura degli operatori ed entreranno in classe alla seconda ora. Le spese per l’assistenza saranno a carico delle famiglie. Il docente presente in aula annoterà il ritardo, che dovrà essere giustificato, sul registro elettronico. Gli studenti maggiorenni potranno non essere ricevuti a scuola in caso di reiterato e sistematico ritardo”.
La misura funziona
Piaccia o no, la misura sembra funzionare: in un solo mese dall’entrata in vigore, da venti cronici ritardatari si è passati a due. Ma non è tutto. Per Angius, non solo lo stratagemma non rappresenta una multa, ma ha anche un intento educativo perché responsabilizza gli studenti. Inoltre, sono proprio i genitori a non dover lamentarsi: oltre che avere una responsabilità dal punto di vista educativo – ha spiegato il preside – ho anche quella del bilancio della scuola. I genitori pagano le tasse per mandare i figli a scuola. La lezione dura 60 minuti, se a causa dei ritardi si riduce a 35-40 minuti sto facendo un danno all’erario e a mamme e papà. Nella scuola che frequentava mio figlio c’era la stessa regola e personalmente ho pagato quando è arrivato in ritardo”.
A Genova il ritardo si recupera
Quella dei ritardi è una piaga che affligge le scuole italiane da Nord a Sud. Ma dopo decenni di accettazione passiva, i dirigenti scolastici hanno deciso di reagire. Insomma, Angius non è solo nella sua lotta. Con lui c’è ad esempio Aldo Lembeck, preside dell'istituto comprensivo di Terralba, in provincia di Genova.
Gli studenti della sua scuola che se la prendono comoda al mattino saranno costretti a recuperare i minuti di ritardi all’uscita. "Oltre il sesto ritardo ingiustificato, gli allievi dovranno fermarsi a scuola per i minuti accumulati di ritardo, dopo il suono della campanella". L’idea è arrivata dopo vari tentativi di coinvolgere le famiglie dei ragazzi: “Non rispondono e non collaborano”, ha spiegato a Repubblica. E così, nel diario degli alunni, il primo giorno di scuola, ha allegato le nuove regole dell'anno scolastico 2017-2018, per i ragazzini della scuola secondaria di primo grado.
“Quando iniziano le lezioni, i ragazzini invece di entrare a scuola si allontanano, in piazza Martinez, per poi entrare, con molta calma, a mattinata inoltrata – ha detto il dirigente - abbiamo convocato ripetutamente le famiglie, affrontato la questione, abbiamo dato anche note, ma alla fine abbiamo deciso che, seppur sanzionatoria, questa poteva essere una risposta "convincente" ai ritardi sistematici”. Certo, indica il preside, se i ritardi sono giustificati dalle famiglie o seppure sporadicamente si verificano "intoppi", le sanzioni non scatteranno: “Abbiamo alunni che arrivano anche da altri quartieri, se il bus o il treno sono in ritardo è ovvio che non applicheremo la nuova regola”.
A Monza anche i bimbi dell’elementari aspettano la seconda ora
Nella scuola primaria “Salvo D’acquisto” di Monza i ritardi non sono ammessi. E non importa se si tratta di bambini delle scuole elementari. Chi arriva dopo l’orario di ingresso dovrà attendere l’ora successiva. E’ quello che è successo qualche tempo fa a una nonna e al suo nipotino di 7 anni.
“Siamo arrivati con un lieve ritardo, mentre ancora davanti alla scuola sostava il pullman che aveva portato gli alunni da altre parti della città. Per la prima volta abbiamo trovato cancello e porta chiusi, la bidella si è rifiutata di farci entrare, invitandoci in modo perentorio a ritornare alle 9,30. Non eravamo soli, io e il mio nipotino, c’erano un papà e una mamma con i rispettivi figli, ognuno con le proprie ragioni che nessuno intendeva ascoltare. Davanti alle rimostranze piuttosto decise o meglio le urla del papà – ma che brutto spettacolo per i bambini! – la bidella finalmente ha aperto il cancello e ci ha fatto entrare, dicendo che al massimo gli alunni potevano aspettare nell’atrio fino alle 9,30, mentre un suo collega si è posto davanti alle scale per impedire che salissero in classe”.
La donna che ha raccontato la vicenda al sito “Il Cittadino”, è stata anche lei una docente: “La circolare è stata rispettata: un alunno di 7 anni, insieme ad altri compagni, con il mondo da scoprire e ancora tutto da imparare, ha aspettato nell’atrio per oltre 50 minuti senza fare niente, forse seduto su una delle seggioline disponibili. Così era disposto e così è stato, ma credo che non ci sia proprio niente di cui la scuola possa andare fiera”.
Braccia restituite all’agricoltura
Ma c’è a chi va peggio. Il preside dell’istituto Ciusa di Nuoro (Liceo artistico e tecnico-tecnologico) ha pensato di punire in modo originale chi arriva a ritardo a scuola. Gli studenti “ritardatari”, si legge su SkuolaNet, saranno costretti ad andare a zappare la terra. In realtà la punizione è più piacevole di quello che sembra. L’iniziativa fa parte di un progetto dal titolo “Un milione di alberi”: in pratica, con l’aiuto delle autorità locali, saranno piantati quasi 900 tra lecci, arbusti, ginepri e piante aromatiche. In tutto saranno quasi 9mila metri quadri di verde. “Voglio lasciare una scuola migliore e più bella di come l’ho trovata – ha spiegato il dirigente scolastico Franco Cucca - C’era solo un modo per renderla più verde e ricca di alberi. E allo stesso tempo ho pensato bene di responsabilizzare gli studenti nella cura del verde e degli spazi comuni dell’istituto. Così abbiamo deciso che le sanzioni per chi entra in ritardo saranno convertite in lavoro sul “campo”, ma sul campo davvero".
A Biella la punizione si paga col volontariato
A Biella il ritardo e la sospensione dalle lezioni si ripara con lavori socialmente utili. Dallo scorso anno è attivo un percorso personalizzato di almeno tre mezze giornate. Tutto in accordo con l’insegnante e condiviso con il consiglio di classe. L’attività di volontariato può essere realizzata al mattino in sostituzione della frequenza delle lezioni o il pomeriggio dopo la scuola, nel caso in cui la sospensione preveda anche la frequenza obbligatoria delle lezioni.