Chiedimi chi era Aldo Moro. Quarant’anni sono passati, e a chi c’era sembrano pochi. Ma quarant’anni sono il lasso di tempo che va, per intenderci, tra la Crisi del ’29 e il Vietnam, la Rivoluzione Francese e la fine della Restaurazione, la Guerra Fredda e il crollo del Muro di Berlino. Mettili insieme e fanno un Secolo Breve, che sì è breve, ma se è anche un secolo vuol dire che c’è il diritto alla breve memoria. Specie se chi si vorrebbe ricordasse non era ancora nato, all’epoca dei fatti, oppure era troppo giovane.
Vale allora la pena di ricordare. Ricordare chi furono i protagonisti di quegli anni, tanto terribili da essere detti di Piombo, e di quella vicenda. Perché il ricordo, ancor prima di una cosa dovuta, è anche un diritto, soprattutto per chi all’epoca dei fatti ancora non c’era oppure era troppo piccolo. E in Italia sono tanti, perché gli ultrasessantacinquenni, nel nostro Paese, sono solo il 22 percento della popolazione, e sono loro gli unici ad avere un ricordo “da adulti” di chi era Aldo Moro, e di cosa fossero le Brigate Rosse.
Aldo Moro
Presidente della Democrazia Cristiana, il partito che dal 1948 era il fulcro del sistema democratico italiano nato con la sconfitta del fascismo. Professore universitario di diritto costituzionale, esponente di spicco dell’ala sinistra del partito. Fautore del Compromesso Storico con il Partito Comunista Italiano, voleva che la democrazia italiana entrasse alla fine nella sua Terza Fase, quella dell’alternanza dei due partiti alla guida del Paese. Inviso ad Henry Kissinger e ad una parte della stessa gerarchia ecclesiastica, come lo stesso leader comunista Enrico Berlinguer lo era al Pcus.
Le Brigate Rosse
Gruppo terrorista di estrema sinistra – non l’unico – che agisce dall’inizio degli anni ’60. Le Brigate Rosse sono contro lo stato borghese che reprime le classi lavoratrici, o almeno così dicono. Ma il loro apparato ideologico appare sostanzialmente poco elaborato, limitandosi ad una confusa sintesi di marxismo, trozkismo e leninismo. Il rapimento di Moro è la loro azione più importante, ma non certo l’unica: si calcola che le vittime dei loro attentati siano almeno 87. Tutte ben calcolate: le Br non usavano le bombe per cercare le stragi, ma colpivano obiettivi precisi e ben studiati, per scardinare quello che loro chiamavano il Regime. Dopo il sequestro entreranno in un lento ma inarrestabile declino.
Il rapimento
Dura 55 giorni, nel corso dei quali Moro viene tenuto in una cella segreta (non si è mai saputo con certezza dove) per essere interrogato e processato da un cosidetto “tribunale del popolo”, che alla fine gli comminerà la pena di morte. In questo periodo comunica con l’esterno scrivendo delle lettere che i suoi carcerieri leggono, controllano e provvedono nel caso a recapitare. Nel frattempo l’Italia conosce la sua crisi più profonda: non tanto politica (il governo che Moro avrebbe dovuto votare proprio la mattina del suo rapimento, a guida democristiana ma con l’appoggio esterno dei comunisti, regge) quanto semmai morale e civile. La società e la politica sono dilaniate da una scelta drammatica: decidere se trattare oppure no.
La mancata trattativa
Fin dalle prime ore della vicenda emerge, all’interno dei vertici democristiani, l’orientamento a non trattare con i rapitori di Moro, che altrimenti si vedrebbero riconosciuti nel loro preteso ruolo di interlocutori dello Stato, su una base di pari dignità. Immediato anche il no del Pci, ma l’idea di un accordo, casomai sottobanco, è una sirena cui cedono una parte della Dc, diversi esponenti comunisti e il Partito Socialista Italiano guidato da Bettino Craxi. Il mancato raggiungimento dell’intesa provoca la morte di Moro, ma si può dire che nel lungo periodo determina la sconfitta dei brigatisti, che non ottengono quello che era il risultato desiderato.
Paolo VI
Il Papa di quegli anni è amico personale di Moro, nonché figlio di un deputato cattolico antifascista del Partito Popolare. È dotato di una sviluppatissima sensibilità politica, vive i 55 giorni del rapimento come un dramma personale. Quasi alla fine della vicenda scriverà di suo pugno una lettera agli “uomini delle Brigate Rosse”. Chiede loro di restituire il rapito alla sua famiglia “senza condizioni”. Anche lui è per la fermezza. Ma celebrando a San Pietro il funerale di Moro esploderà in una terribile preghiera: “Chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico”. Morirà pochi mesi dopo.
Dopo il 16 marzo 1978 l’Italia non sarebbe stata più la stessa.