I soldi fanno la felicità? Probabile, purché non si superi il “punto di sazietà”. La risposta, che sembra scontata, è la conclusione cui si è arrivati dopo aver sottoposto la domanda a un milione di persone in tutti gli Stati Uniti.
Il sondaggio condotto dal Gallup World Poll ha preso in esame diversi parametri tra cui età, stato civile e stipendio. Agli intervistati è stato chiesto di darsi un voto su una scala da zero a 10 in cui il primo corrisponde alla “peggior vita possibile”, il secondo alla “migliore”.
Ne è venuto fuori che sicuramente le persone che hanno una buona entrata sono più felici rispetto alle altre, ma i ricercatori hanno anche individuato una zona oltre la quale i soldi non fanno più la felicità. E’ il cosiddetto “punto di sazietà”.
Tre donne felici
Prendiamo tre donne, fa l’esempio Quartz. Tutte e tre sono single, 33enni e statunitensi. La prima guadagna 40mila euro all’anno, la seconda 120mila e la terza 300mila. Se è assai probabile che le due donne con lo stipendio più alto siano più soddisfatte della prima, è vero anche che tra le due non c’è quella differenza che ci si aspetterebbe. Proprio per il principio del “punto di sazietà”.
A quanto corrisponde?
Difficile quantificare il punto di sazietà, che cambia a seconda dei Paesi. In media si colloca intorno ai 90mila dollari, ma le differenze sono importanti. In Australia e Nuova Zelanda, ad esempio, corrisponde rispettivamente a 125mila e 115mila dollari. La cifra più alta in assoluto. In Scandinavia e in Europa occidentale il “punto di sazietà”, invece, è tra i 95mila e i 100mila dollari. Mentre in fondo alla classifica si collocano i Paesi caraibici e l’America latina con una fascia che va da 35mila a 40mila.
Negli Usa 75mila dollari
Quanto agli Stati Uniti non è la prima volta che finiscono sotto la lente d‘ingrandimento per il loro punto di sazietà. Già nel 2010 avevano provato a calcolarlo due premi Nobel: l’economista Angus Deaton e lo psicologo Daniel Kahneman. Secondo i due studiosi, per uno statunitense il punto di sazietà si colloca intorno ai 75mila dollari. Circa 10mila dollari in meno rispetto agli 84mila calcolati dalla nuova ricerca.
Questione di prospettiva
Ma è davvero calcolabile la felicità? L’economista dell’università dell’Indiana, Dan Sacks, è scettico circa la ricerca che non tiene conto di un fattore non quantificabile: la tendenza personale a trovare il lato negativo. In base a questa è anche possibile che una persona ricca tenda a sottovalutare la sua situazione rispetto a una povera. E poi c’è un’altra questione: la percezione cambia a seconda del momento. “Oggi mi darei un 8, ma magari tra qualche tempo è possibile che mi darei un 7”.