Guardando le fiamme sprigionarsi dal tetto della Sacra di San Michele, 30 chilometri a ovest di Torino, in molti avranno immaginato di assistere all’incendio narrato ne 'Il nome della rosa' da Umberto Eco, che per scrivere il suo primo romanzo nel 1980 si ispirò proprio all’Abbazia della Val di Susa. Ma la storia, questa volta, è finita meglio. Illesi i tre frati rosminiani che vivono alla Sacra, salvo anche il corpo storicamente più rilevante dell’edificio insieme ai suoi tesori architettonici.
I segni del fuoco
L’area interessata dalle fiamme, circa 180 metri quadrati di tetto, il giorno dopo porta i segni della paura. Ci sono lo stipite annerito della porta che ha retto alle lingue infuocate, estintori rossi qua e là, qualche pozza d’acqua che racconta l’intervento dei pompieri, la scorsa notte. Ma il peggio è oramai passato. Quello in corso in queste ore tecnicamente si chiama “minuto spegnimento – spiega Filippo D’Auria, il caposquadra dei vigili del fuoco di Grugliasco (Torino) - e andrà avanti tutta la mattina”. Le fiamme vive insomma non ci sono più, ma il pericolo è che “il legno sembri spento ma possa invece avere braci ancora accese all’interno”. I lavori per la messa in sicurezza dureranno sicuramente ancora domani “e forse non basterà”. Il convento, che nel 2016 ha registrato oltre 100 mila visitatori, è chiuso al pubblico e resterà così fino a quando sarà accertata la stabilità di tutti gli spazi.
I danni, comunque ingenti
L’incendio, di cui le cause sono ancora da accertare – ma sembra che la scintilla possa essere stata provocata da un cortocircuito in un’area già oggetto di un intervento di ristrutturazione -, ha coinvolto il sottotetto e ha inghiottito alcune aree destinate a uffici. “Alcuni documenti, tra i quali il diario della Sacra e i registri economici sono probabilmente andati perduti – commenta Camillo Modesto Temon, il religioso della Repubblica Centrafricana che vive lì -. Ma ringraziamo l’arcangelo Michele per averci aiutato perché l’incendio avrebbe potuto provocare danni ancora peggiori”. Danni che “non è possibile quantificare ora – spiega Filippo D’Auria – ma comunque rilevanti”.
Ieri sera, intorno alle 20.30, nella Sacra è calato il buio. Un blackout improvviso: “Ho aperto la finestra e ho visto una gran nebbia. Poi ho capito che era fumo. Sono corso fuori, e abbiamo visto le fiamme”, prosegue Temon. Sul posto, ieri sera, sono intervenute cinque squadre dei vigili del fuoco che sono riusciti a domare l’incendio. Questa mattina sul posto i pompieri erano meno, due squadre, ma insieme a loro c’erano gli operatori del reparto speleo alpino. Sono entrati nei locali bruciati formando una catena umana che, di mano in mano, ha tolto le macerie accumulandole poco fuori dai locali bruciati.
Il simbolo del Piemonte
La Sacra di San Michele, in cima al monte Pirchiriano, ha un’origine antichissima. Le prime tacce di una edificazione in quest’area risalgono al decimo secolo, ma la costruzione della chiesa che oggi rappresenta il fulcro del complesso è successiva, intorno al 1200. E dal 1994 è ufficialmente il simbolo del Piemonte, grazie alla legge regionale n.68 del 21 dicembre. Un riconoscimento che premia “la sua storia secolare, le testimonianze di spiritualità, di ardimento, d’arte, di cultura e l’ammirevole sintesi delle più peculiari caratteristiche che può offrire del Piemonte, nonché la sua eccezionale collocazione e visibilità”.