Dopo quasi 10 anni di blocco, il contratto per gli statali ha ricevuto il via libera dal governo. Un risultato che ha visto la luce dopo diverse fasi importanti: dalla sentenza della Corte Costituzionale, alle tre manovre (per un totale di 2,8 miliardi di euro finanziati) fino alla riforma della pubblica amministrazione. Queste le principali tappe che hanno portato al rinnovo:
Dicembre 2009. La crisi e il blocco della contrattazione
è il dicembre 2009 quando viene affrontata per l'ultima volta in manovra la questione delle risorse per gli incrementi contrattuali del personale pubblico, ossia prima che nell'ambito del nuovo contesto economico determinato dalla crisi internazionale il Governo si veda costretto a intraprendere una rigida politica di contenimento della spesa pubblica, che ha fortemente investito il pubblico impiego. Viene così disposto nel DL 78/2010 il blocco della contrattazione nel pubblico impiego per il triennio 2010-2012.
Giugno 2015. La sentenza della Corte Costituzionale
Il 23 giugno 2015 arriva la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara illegittima la prosecuzione del blocco. L'avvio degli incontri tecnici all'Aran, l'Agenzia per la Rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, tra il ministero e i sindacati nel luglio 2016 fa entrare le contrattazioni nel vivo.
Novembre 2016: l'intesa tra governo e sindacati
Saranno quattro mesi di incontri che porteranno, il 30 novembre 2016, a una intesa tra il governo e i sindacati che prevede un aumento mensile per i dipendenti della pubblica amministrazione di almeno 85 euro mensili. Il 2017 è l'anno dell'approvazione della riforma della pubblica amministrazione targata Marianna Madia e il momento in cui si aprono 4 tavoli di contrattazione all'Aran per i diversi comparti del pubblico impiego.
Dicembre 2017: la firma del nuovo contratto
Il 23 dicembre scorso, dopo una riunione fiume, alle 4 di mattina la ministra della Pa firma con le organizzazioni sindacali il primo nuovo contratto per la pubblica amministrazione per il triennio 2016-2018. Si tratta di un contratto che farà da apripista agli altri comparti che mancano, istruzione, sanità ed enti locali.
Cosa prevede l'accordo
L'accordo prevede una forbice di aumenti sullo stipendio base che va dai 63 ai 117 euro mensili lordi a regime e salvaguarda gli 80 euro del bonus Renzi. L'intesa riguarda circa 250mila ministeriali, dipendenti delle Agenzie fiscali ed enti pubblici non economici.
L'accordo viene stato siglato tra Aran, Cgil, Cisl, Uil e Confsal ma non da Usb, Cgs e Cisal. Nella stessa giornata la manovra è legge e viene rifinanziato con 2,8 miliardi il rinnovo contrattuale degli statali.
Ma il percorso non è ancora finito. Dopo l'ok del governo arrivato oggi in Cdm, la palla passa all'Aran che dovrà chiedere alla Corte dei Conti la certificazione di compatibilità dei costi. Una volta arrivato il via libera, l'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni e i sindacati dovranno incontrarsi per la definitiva sottoscrizione. Solo da quel momento il contratto sarà efficace.