Smartphone sì, telefonino no. Le regole per l'uso del cellulare in classe sono pronte, ma non prevedono chiamate nè messaggi, quanto piuttosto l'uso di geolocalizzazione, social network e app per momenti come visite ai musei, gite e lezioni interattive. Potrebbe succedere - scrive Repubblica che sull'edizione cartacea dà conto del documento redatto dalla squadra di esperti voluta dal ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, senza illustrarlo nei dettagli - che nel bel mezzo di una lezione un insegnante dica: “Prendete il cellulare, accendetelo, andate su Minecraft (il videogioco per costruire mondi) e realizziamo insieme un museo e una biblioteca".
Ma gli smartphone in aula saranno utili per riassunti via Twitter, per risolvere problemi matematici e, invece di alzare la mano, premere il tasto sullo schermo dal banco.
La contromossa italiana viene proprio mentre il presidente francese Emmanuel Macron bandisce i telefonini dalle scuole e 11 anni dopo la direttiva dell'allora ministro Giuseppe Fioroni che li aveva vietati dopo i primi casi di cyberbullismo. Secondo Fedeli non usare lo smartphone a scuola significherebbe andare contro "la natura del digitale che cambia i comportamenti di una società e i modelli educativi", ma a una condizione: "la proibizione all’uso personale dei cellulari a scuola rimane, stiamo regolando il loro uso didattico, sotto il controllo del docente". E qua si solleva un'altra questione spinosa, dopo lo scandalo del professore che per due mesi ha abustao di una studentessa ed è stato scoperto prprio grazie ai messaggi che i due si scambiavano. "Dobbiamo regolamentare ed educare all’uso: vale anche per i docenti nel rapporto con le studentesse"
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Certo, i passi da fare sono ancora molti: "Dare contenuti certificati alla didattica digitale e governare fenomeni che comunque coinvolgono i nostri ragazzi fuori dalla scuola. Per fare questo sarà importante dare ai docenti una formazione adeguata, chiamare in causa anche università e case editrici. La scuola deve diventare anticorpo della società nei confronti di verità confuse, dibattiti superficiali, fake news, informazioni prive di fondamento scientifico".
Perché non se ne può fare a meno
Secondo gli esperti "il telefonino è nelle mani di tutti, rifiutare che entri a scuola non è la soluzione. Meglio negoziare un uso responsabile. Attraverso alcune regole chiare che stabiliscano:
- cosa si può fare e cosa rimane proibito,
- quando accenderli,
- come evitare i furti,
- come non discriminare chi non ce l’ha
- come non scatenare la corsa all’ultimo modello
Per fare tutto questo, viene detto agli istituti di dotarsi di connessioni in grado di reggere. Il piano nazionale per la scuola digitale ha messo sul piatto un miliardo e 200mila euro, ne sono stati spesi la metà.